Quasi 2/3 del fabbisogno energetico dell’Ue si basa sulle importazioni

L’Italia occupa la sesta posizione tra i paesi europei più dipendenti con un tasso pari al 79 per cento

Quasi 2/3 del fabbisogno energetico si basa sulle importazioni

L’Unione europea non gode di piena autonomia energetica: più della metà della domanda di energia è soddisfatta tramite importazioni dai paesi extra europei.

I dati Eurostat mostrano che nel 2022 il tasso di dipendenza energetica a livello europeo è stato pari al 63 per cento (in aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2021).

Questo tasso indica quanto un’economia si affida alle importazioni per soddisfare il proprio fabbisogno energetico ed è calcolato come rapporto tra la quota delle importazioni nette nel consumo interno lordo di energia, ottenuto dalla somma dell’energia prodotta internamente e quella acquisita presso i paesi extra europei.

Il grado di dipendenza dalle importazioni energetiche varia considerevolmente tra gli Stati membri. I paesi che si affidano maggiormente alle importazioni da parte di paesi extra-Ue sono per lo più piccoli e con apparati energetici ridotti: Malta, Cipro e Lussemburgo sono i primi della lista, con tassi rispettivamente pari al 99, 92 e 91 per cento.

Al contrario, i più autonomi dal punto di vista energetico sono Romania (32 per cento), Svezia (27) ed Estonia (6). L’Italia occupa la sesta posizione tra i paesi europei più dipendenti con un tasso pari al 79 per cento.

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