Tra l’ambiente e le auto, Bruxelles ha scelto le seconde

Il giorno dopo l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, i ministri dell'Ue hanno optato per la riduzione delle emissioni delle auto del 35%, anziché del 40%, a partire dal 2030. Dietro alla scelta l’importanza del settore automobilistico

Tra l’ambiente e le auto, Bruxelles ha scelto le seconde

Alla fine hanno prevalso le ragioni della Germania e delle case automobilistiche. Martedì 9 ottobre, dopo una maratona di oltre tredici ore di discussioni e non meno di tre cicli di complessi negoziati, ventotto ministri dell'ambiente dell'Ue hanno fissato un obiettivo di riduzione delle emissioni delle auto del 35% entro il 2030 (rispetto al 2021), con una soglia intermedia del 15% entro il 2025. Si tratta di una voce molto meno ambiziosa di quel 40% stabilito dal Parlamento europeo lo scorso 3 ottobre. E a nulla sembra servito l’accorato monito sul cambiamento climatico lanciato dalle Nazioni Unite il giorno prima.

Eppure martedì mattina in Lussemburgo, sede della riunione, la maggioranza dei paesi membri - tra i quali, Francia, Svezia, Danimarca, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Portogallo - chiede un taglio del 40% e mette in minoranza Austria, a capo della presidenza di turno dell'Ue, Germania e il gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria), oltre a Bulgaria e Romania, preoccupati per il maggiorato costo sostenuto dai consumatori per le vetture più "green".

Ma, poi, è andato in scena il ribaltone. La Germania, dove per ironia della sorte il 9 ottobre Berlino ha messo al bando i veicoli più inquinanti, ha insistito per scendere fino al 30%, salvo poi accettare il 35%. Angela Merkel ha sempre evidenziato l’importanza del settore automobilistico. E non soltanto per Berlino. L'automotive occupa 12 milioni di persone, vale il 4% del Pil dell'Ue e rappresenta il più grande investitore privato in ricerca e sviluppo con circa 54 miliardi di euro ogni anno.

L’unico problema è che le associazioni del Climate Action Network considerano l'obiettivo del 35% "incompatibile" con quello contenuto nell'Accordo di Parigi, che prevede di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2030 rispetto al 1990.

Tuttavia, come osservato dal commissario per il Clima e l'Energia, Miguel Arias Cañete, "l'Ue ha ridotto le proprie emissioni del 23% dal 1990, mentre quelle derivanti dal trasporto stradale sono aumentate di circa il 20%". Il traffico automobilistico da solo rappresenta circa il 12% di tutte le emissioni generate dai paesi dell'Ue.

Ma non è ancora detta l’ultima parola. Affinché il testo europeo discusso martedì sia definitivamente adottato, il Consiglio (gli Stati membri) deve ora trovare un "accordo" con il Parlamento europeo.

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