Ponte sullo Stretto, se ne parla da 100 anni. Ma resta un’opera spettacolare e discutibile. Ecco perché

Il ministro delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili Enrico Giovannini annuncia un progetto fattibilità per primavera. Poi ci dovrebbe essere un dibattito pubblico per la scelta definitiva e lo stanziamento delle risorse nel bilancio 2023. Eppure ci sarebbe una valida alternativa …

Ponte sullo Stretto, storia centenaria di un’opera discutibile. Ecco perché
Stretto di Messina

La storia del Ponte sullo Stretto di Messina si sta trasformando in una commedia all’italiana. Se ne parla da un secolo. Nessuno lo ha mai costruito. Quasi tutti ci hanno provato (o fanno finta di provarci). Sarà questa la ‘volta buona’?

Dal punto di vista dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, “per dar seguito all’impegno del Governo, si dovrebbe procedere con la redazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica per le due opzioni evidenziate. La prima fase potrebbe concludersi entro la primavera del 2022 per avviare un dibattito pubblico e pervenire una scelta condivisa e evidenziare nella legge di bilancio 2023 le risorse.” È quanto ha detto nelle settimane scorse il ministro delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili in audizione alle commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera sull’attraversamento stabile dello Stretto di Messina.

Ma questa grande opera serve davvero?

Ogni giorno oltre 10 mila persone attraversano lo stretto nei due sensi. Ci sono pendolari che lavorano nella città di fronte, studenti che ci vanno all’università, ecc. Messina ha 240 mila abitanti, Reggio 180 mila e Villa san Giovanni circa 15 mila (dista 12 chilometri da Reggio). Le due province sommate superano il milione di abitanti. Non si può dunque discutere sul fatto che ci sia una mobilità locale.

Il Ponte in cosa aiuterebbe i pendolari tra Messina e Reggio? Per attraversare l’ipotetico ponte, un abitante di Reggio dovrebbe imboccare l’autostrada fino a Villa e percorrere parecchi chilometri di svincoli e rampe d’accesso, per poi trovarsi sui Peloritani e fare altrettanta strada giù fino a Messina: un viaggio di una quarantina di chilometri, dove oggi una nave veloce collega i due lungomare in una ventina di minuti. Il ponte non avvicina Reggio e Messina, al contrario: le allontana.

Ci sono poi altri problemi. Il punto è che lo Stretto è come una sella tra due mari: il Tirreno arriva a 2 mila metri di profondità, lo Jonio a 3 mila, qui il punto più profondo non supera i 400 metri. Per questo le correnti cambiano durante il giorno, da ascendenti a discendenti. Se mai fosse costruito, l’ipotetico ponte resterebbe chiuso parecchie settimane all’anno.

In tutto questo occorre poi considerare che il traffico ferroviario sullo stretto si è dimezzato negli ultimi dieci anni, surclassato dai voli low cost. Quindi non c’è convenienza dal punto di vista dei trasporti, né sulla breve distanza né sulla lunga: per chi dal nord vada in Sicilia o viceversa il ponte non vincerebbe la concorrenza dell’aereo o della nave.

C’è inoltre un problemino economico. Per il pareggio bisognerebbe prevedere 20 milioni di attraversamenti annui. Ma oggi i passaggi in traghetto sono meno di tre milioni all’anno.

Senza poi contare il rischio sismico. Il terremoto più disastroso del secolo scorso (quello del 1908) ha distrutto Messina e Reggio.

Cosa fare a questo punto? L’alternativa è immaginare una città metropolitana e potenziare il trasporto marittimo.

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