Ripensare la produttività

Oggi circa 4 dollari su 5 spesi nelle economie Ocse sono destinati all’acquisto di servizi o beni immateriali. Questa "dematerializzazione" delle economie richiede una nuova definizione di produttività

Ripensare la produttività

La parola ‘produttività’ in genere richiama alla mente le catene di montaggio. In effetti, molti economisti identificano la “produttività totale dei fattori” con il progresso tecnologico (la quantità di output realizzata in una determinata unità di tempo). Robert Gordon della Northwestern University, per esempio, prevede che la crescita della produttività continuerà a rallentare - come ha fatto nella maggior parte delle economie sviluppate dalla metà degli anni 2000 - perché le innovazioni digitali di oggi sono, a suo avviso, meno trasformative rispetto ai progressi precedenti come, ad esempio la radio e il motore a scoppio.

Ma oggi circa quattro dollari su cinque spesi nelle principali economie Ocse sono destinati all’acquisto di servizi o beni immateriali. Questa “dematerializzazione” delle economie sta complicando la nostra comprensione della produttività.

In effetti gran parte dell’economia globale di oggi, persino la produzione di beni materiali, è modellata da un numero crescente di fattori immateriali. In una recente presentazione, Leonard Nakamura della Federal Reserve Bank di Filadelfia ha offerto numerosi esempi in tal senso: è il caso, tra gli altri, degli edifici ad alta efficienza energetica, dei sensori inseriti nella auto e della navigazione GPS.

In teoria, gli effetti di alcune di queste innovazioni sulla produttività potrebbero essere quantificati nello scostamento dei prezzi. In altri termini, le auto con sensori che facilitano il parcheggio e migliorano la sicurezza stradale potrebbero essere scontate.

Ma, in pratica, tali aggiustamenti rappresentano una sfida statistica significativa, a causa della pervasività delle tecnologie sottostanti e perché i miglioramenti non possono essere ricondotti a un singolo fattore. I medici e gli ospedali sono essenziali per lo stato di salute delle persone, ma lo sono anche le condizioni di vita, la dieta e l'esercizio fisico, le connessioni sociali e persino avere un animale domestico.

All’Università di Cambridge stanno lavorando per approfondire la nostra comprensione di queste dinamiche esaminando le connessioni tra capitale sociale e produttività. “Questo approccio - che riflette uno spostamento verso una visione più ampia della produttività - è un passo nella giusta direzione”, secondo l'economista Diane Coyle.

Quindi, forse, la causa del drastico rallentamento della produttività osservabile ormai da decenni nelle economie avanzate non è rintracciabile soltanto nei fattori macroeconomici sfavorevoli o nell’automazione. “Anche altri elementi ‘sociali’, più difficilmente misurabili, potrebbero svolgere un ruolo”, spiega Coyle.

È giunto il momento di ripensare la definizione di produttività.

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