Perché i sauditi non vogliono aumentare la produzione di petrolio?

L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono gli unici due produttori di petrolio con una significativa capacità inutilizzata. Solo loro hanno il potere di destabilizzare il mercato. Una situazione che non piace agli Stati Uniti che hanno bisogno di sostituire le importazioni russe. Washington, dopo aver riavviato a tempo di record le interrotte relazioni diplomatiche con il Venezuela, ha bussato invano alla porta di Riad. Che però ha altri piani.

Perché i sauditi non vogliono aumentare la produzione di petrolio?

Per ora l’Arabia Saudita, che guida il cartello dei produttori dell’Opec, e gli Emirati Arabi Uniti sono gli unici due produttori di petrolio con una significativa capacità inutilizzata. Solo loro hanno il potere di stabilizzare il mercato, impedendo così ai prezzi di raggiungere, o addirittura superare, i 150 dollari al barile. Una situazione che non piace agli Stati Uniti.

Il problema è che l’amministrazione Biden non è mai stata in ottimi rapporti con la leadership saudita. Ma la riluttanza del paese arabo ad accogliere la richiesta statunitense di aumentare la produzione di petrolio non riflette un semplice rancore nei confronti del presidente degli Usa.

Le relazioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita erano su una traiettoria discendente molto prima che Biden diventasse presidente, ovvero dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e la disastrosa invasione dell’Iraq nel 2003, a cui il Regno si oppose.

Il deterioramento è accelerato durante la presidenza di Barack Obama. Il suo successore, Donald Trump, ha mantenuto buone relazioni personali con Mohammad bin Salman (il presidente saudita), ma le relazioni bilaterali hanno continuato a peggiorare sotto la sua guida.

Le relazioni tra Riad e Mosca sono nel frattempo progredite e ora implicano accordi finanziari e politici. Dal punto di vista dell’Arabia Saudita, la Russia è sia un potenziale fornitore di armi, sia l’unico grande paese che può esercitare pressioni sull’Iran, l’acerrimo nemico di Riad.

Ma la Russia non è l’unico paese che l’Arabia Saudita spera possa fungere da copertura a fronte del deterioramento delle relazioni con gli Stati Uniti. Il Regno ha anche coltivato relazioni più strette con Francia e Regno Unito, soprattutto aumentando l’acquisto di armi. Poi ci sono le joint venture con la Cina.

Al contempo, gli Stati Uniti hanno eretto barriere alla vendita di materiale militare all’Arabia Saudita (e agli Emirati Arabi Uniti), rifiutandosi di offrire intelligence e supporto logistico nello Yemen, dove il Regno e i suoi alleati stanno tentando di impedire agli Houthi sostenuti dall’Iran di prendere il controllo del paese.

Dunque, perché l’Arabia Saudita dovrebbe accogliere le richieste americane di aumentare la produzione di petrolio? Quando i sauditi aumenteranno la produzione, sarà perché farlo è nel loro stesso interesse. E non metteranno a rischio i rapporti con Mosca, schierandosi dalla parte degli Usa, ma neanche le proprie prospettive economiche.

L’Arabia Saudita ha interiorizzato le lezioni degli anni ‘70, quando i prezzi elevati portarono a una diminuzione della domanda di petrolio. L’ultima cosa che vuole Riad è indurre gli Stati Uniti e i loro alleati ad accelerare l’adozione delle energie rinnovabili.

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