
La Cina ha deciso di puntare tutto sulla robotica. Dietro questa strategia c’è una doppia sfida: contrastare il rapido invecchiamento della popolazione e diventare leader mondiale in un settore destinato a trasformare il lavoro, la produzione e la geopolitica. Negli ultimi anni Pechino ha moltiplicato gli investimenti pubblici e privati per ridurre il divario con Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, con l’obiettivo di guidare il mercato globale entro il 2030.
Boom di installazioni e produzione record
Nel 2024 la Cina ha installato quasi 300.000 robot industriali, più di tutti gli altri Paesi messi insieme. Oggi un terzo dei robot prodotti nel mondo nasce in Cina, che ha ormai superato il Giappone come principale produttore.
Secondo l’International Federation of Robotics, la densità di robot nelle fabbriche cinesi ha superato quella di Stati Uniti e Germania, mentre il valore del mercato globale della robotica dovrebbe passare da 73 miliardi di dollari nel 2025 a 185 miliardi nel 2030.
Cobots, AI e robot umanoidi: la nuova rivoluzione industriale
Le fabbriche cinesi stanno abbracciando la nuova generazione di robot intelligenti, potenziati dall’intelligenza artificiale e dal machine learning.
I cosiddetti cobots, progettati per collaborare con l’uomo, stanno trasformando logistica, sanità e produzione. Ma la vera scommessa è sugli umanoidi: la Cina ha già ordinato 10.000 unità per l’assistenza agli anziani, un passo che apre scenari sociali e industriali inediti.
Asia, motore della robotica mondiale
L’Asia rappresenta ormai oltre il 70% delle nuove installazioni globali di robot, con la Cina in testa, seguita da Corea del Sud e Giappone. Mentre l’Europa perde terreno – anche per la dipendenza da capitali stranieri nelle sue imprese hi-tech – il continente asiatico consolida la propria supremazia industriale.
Robot al posto di lavoratori
Il progresso tecnologico cinese è anche una risposta a una crisi demografica senza precedenti. Con la popolazione in calo dal 2022 e una carenza prevista di 50 milioni di operai entro il 2050, i robot diventano la soluzione per mantenere la produttività.
Risultato: milioni di posti di lavoro tradizionali stanno scomparendo, sostituiti da automazione e gig economy. La Cina, però, non ha intenzione di fermarsi: entro pochi anni punta a integrare robot intelligenti in ogni settore produttivo, dalla manifattura alle città smart.
Un nuovo “China Shock”?
Gli analisti parlano di un possibile “China Shock 2.0”, paragonabile all’impatto che l’ingresso del Paese nel WTO ebbe nel 2001. Con una crescita a doppia cifra e un’espansione industriale senza rivali, Pechino si prepara a dominare anche la quarta rivoluzione industriale, ridisegnando gli equilibri economici mondiali.