
È ufficiale: i paesi membri della Nato si sono impegnati a portare la spesa per la difesa fino al 5% del Pil entro il 2035, più del doppio dell’attuale obiettivo del 2%. Lo prevede la dichiarazione congiunta diffusa al termine del vertice tenutosi all’Aia. Una risposta diretta, affermano i leader, alle “gravi minacce alla sicurezza euro-atlantica”.
Investimenti in due blocchi: 3,5% per la difesa, 1,5% per la sicurezza
Il nuovo piano di spesa prevede due direttrici: 3,5% del Pil per le esigenze fondamentali di difesa; 1,5% del Pil per protezione delle infrastrutture critiche, cybersicurezza e base industriale militare. Un piano che ridefinisce l’architettura della sicurezza europea e rilancia la missione della Nato come scudo globale.
Russia e terrorismo: le minacce non sono finite
Il documento cita esplicitamente la Russia come minaccia a lungo termine per la sicurezza collettiva e sottolinea la persistente minaccia del terrorismo internazionale. In questo contesto, il principio fondante dell’Alleanza — “un attacco a uno è un attacco a tutti” — viene ribadito con forza.
Sostegno all’Ucraina, ma niente promesse di adesione
I leader Nato hanno rinnovato il loro “impegno sovrano duraturo” a favore dell’Ucraina, ma senza menzionare un percorso concreto di adesione all’Alleanza. Una scelta diplomatica che riflette le divisioni interne e la complessità dello scenario geopolitico.
Prossimo check: 2029
I progressi verso il nuovo obiettivo di spesa saranno verificati nel 2029, una tappa intermedia cruciale per valutare l’effettivo impegno degli alleati. Intanto, la Nato si prepara a cambiare pelle: più risorse, più deterrenza, più responsabilità.