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“Nei Campi Flegrei finché dura il sollevamento del suolo ci saranno purtroppo terremoti. La maggior parte, per la natura stessa della sismicità, sarà di bassa o bassissima magnitudo, ma una piccola parte sarà di magnitudo più alta, che potrà arrivare anche fino a circa 5”. È quanto ha dichiarato al Corriere della Sera Giuseppe De Natale, vulcanologo Ingv.
“La sismicità dei Campi Flegrei dipende da due fattori: il livello assoluto di sforzo nel sottosuolo, che è proporzionale al livello del suolo, e la velocità di sollevamento – ha aggiunto De Natale -. Poiché il livello del suolo aumenta progressivamente dal 2006, la sismicità aumenta progressivamente, sia come frequenza di terremoti che in magnitudo massima. La frequenza dei terremoti, però, è molto sensibile alla velocità di sollevamento: quindi, quando la velocità di sollevamento è più alta aumenta il numero di terremoti ed è quindi anche più probabile che avvengano terremoti più forti nel breve periodo; ma in ogni caso, anche se più rari, i terremoti di maggiore magnitudo avvengono anche con velocità di sollevamento più basse, sebbene con minore probabilità e quindi minor frequenza. Ripeto, poiché il suolo continua a sollevarsi, segno che lo sforzo nel sottosuolo aumenta sempre, dobbiamo aspettarci terremoti sempre più frequenti, a parità di velocità di sollevamento, e sempre più forti, fino ad un massimo di circa magnitudo 5”.
Poi De Natale ha evidenziato: “Quanto osserviamo dal 1950 ad oggi è analogo a quanto accadde prima dell’unica eruzione avvenuta in epoca storica: Monte Nuovo, 1538; però, queste fasi possono anche terminare, in linea di principio, senza un’eruzione. Prima del 1538 ci furono oltre 100 anni di sollevamento del suolo e sismicità; dopo il 1538, il primo episodio di sollevamento del suolo e sismicità intermittente è quello, iniziato nel 1950, che osserviamo tutt’ora: sono trascorsi 75 anni, potrebbero passare quindi molti altri anni o decenni prima che il fenomeno termini, e che possiamo sapere se terminerà o meno con un’eruzione”.