Il G7 adotta la linea dura contro Cina e Russia. E fa l’elemosina ai paesi poveri

Nella dichiarazione finale del vertice in Cornovaglia si citano le violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e a Hong Kong, oltre alla repressione del dissenso a Mosca. Le dosi promesse al Terzo Mondo sono decisamente meno di quelle necessarie. E sulla rivoluzione verde si poteva fare di più. È invece emerso con chiarezza la volontà di Biden di stringere un rapporto più profondo con l’Europa (che però dipende in parte dalla Russia per l’energia).

G7, linea dura contro Cina e Russia

Joe Biden ha capito di aver bisogno del Regno Unito e soprattutto dell’Ue per portare avanti il progetto anticinese. Il presidente statunitense sa che nella classifica delle economie mondiali il suo paese perderà la prima posizione a vantaggio della Cina. Le stime differiscono sull’anno in cui avverrà, ma è piuttosto certo che succederà. E a Washington hanno capito che l’unica possibilità è stringere un rapporto più stretto con l’Ue ed evitare uno scontro troppo duro con Pechino e con Mosca. Cina e Russia rappresentano, rispettivamente, il paese più popoloso al mondo (anche se potrebbe essere superato dall’India) e quello maggiormente esteso.

Folklore?

Il tentativo di Biden è tuttavia apparso più folkloristico che sostanziale. A cominciare dal miliardo di vaccini per aiutare i paesi poveri (quando in realtà ne occorrerebbero 11 per vaccinare il 70% della popolazione globale) fino all’esiguo 15% di tasse sulle multinazionali (perlopiù statunitensi anch’esse). Certo, si tratta di un primo passo. L’aliquota individuata resta comunque troppo bassa.

Cina

In tale contesto si è concluso a Carbis Bay, in Cornovaglia, il G7. Nella dichiarazione finale, i leader si dicono d’accordo per adottare una linea più dura contro la Cina in materia di pratiche commerciali sleali, questioni relative ai diritti umani e repressione dell’opposizione a Hong Kong. Allo stesso tempo, la dichiarazione sottolinea un interesse comune alla cooperazione con la Cina per quanto riguarda le sfide globali come la lotta ai cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità. È la prima volta che i leader del G7 esprimono le loro critiche alla seconda economia mondiale in una dichiarazione finale in modo così esplicito.

Pechino

Poche ore prima era arrivata la replica cinese. “I giorni in cui le decisioni globali erano dettate da un piccolo gruppo di Paesi sono finiti da molto - ha affermato un portavoce dell’ambasciata cinese a Londra (riporta Reuters) -. Noi crediamo che i Paesi, grandi o piccoli, forti o deboli, poveri o ricchi, siano tutti uguali, e che gli affari del mondo devono essere gestiti attraverso la consultazione tra Paesi.”

Russia

Oltre a Pechino, nelle conclusioni del G7 c’è una parte dedicata a Mosca: “Ribadiamo il nostro interesse a relazioni stabili con la Russia e continueremo a impegnarci laddove esistono aree di reciproco interesse. Riaffermiamo la nostra richiesta alla Russia di mettere fine al suo comportamento destabilizzante e le attività nocive, compresa la sua interferenza nei sistemi democratici di altri Paesi, e di adempiere ai suoi obblighi e impegni internazionali in materia di diritti umani”.

Ambiente

Nel testo finale c’è spazio anche per l’ambiente: “Proteggere il nostro pianeta sostenendo una rivoluzione verde che crei posti di lavoro, riduca le emissioni e cerchi di limitare l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi. Ci impegniamo a raggiungere lo zero netto entro il 2050, aumentando i finanziamenti per il clima al 2025. E proteggere o conservare almeno il 30% della nostra terra e dei nostri oceani entro il 2030. Riconosciamo il nostro dovere di salvaguardare il pianeta per le generazioni future.” Basterà?

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