La prospettiva di entrare nella Nato dopo la fine della guerra conviene davvero a Kiev?

Ad agosto Erdogan e Putin dovrebbero incontrarsi. Il leader turco tenterà probabilmente di verificare a quali condizioni attuali il capo del Cremlino e quello di Kiev potrebbero accettare di mettersi attorno a un tavolo, con la speranza di passare alla storia come colui che ha messo in qualche modo fine alla guerra.

L’Ucraina non è stata invitata a entrare (subito) nella Nato: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky torna a Kiev con la prospettiva della “porta aperta” a conflitto concluso e con una nuova cornice di dialogo progettata per rafforzare la cooperazione tra Kiev e i 31 paesi dell’Alleanza Atlantica (il cosiddetto Consiglio Nato-Ucraina). Allo stesso tempo, la Nato ha però riconfermato il suo “supporto militare (e non solo, ndr) a lungo termine” come garanzia di sicurezza e in funzione deterrente antirussa. 

C’è poi il fattore Turchia. Parlando in conferenza stampa a Vilnius, il presidente Recep Tayyip Erdogan ha chiesto un’estensione dell’accordo sul grano e ha assicurato che Ankara continuerà a esercitare le proprie capacità di mediazione sfruttando lo stretto dialogo che può vantare con entrambi i paesi.

Ad agosto Erdogan e Putin dovrebbero incontrarsi. Il leader turco tenterà probabilmente di verificare a quali condizioni attuali il capo del Cremlino e quello di Kiev potrebbero accettare di mettersi attorno a un tavolo, con la speranza di passare alla storia come colui che ha messo in qualche modo fine alla guerra.

Un successo che agli occhi dei più lo ripulirebbe della nomea di dittatore che si è costruito negli anni contraddistinguendosi negativamente in molti ambiti, come ad esempio dai diritti umani alla libertà di stampa (la Turchia è il paese al mondo con il maggior numero di giornalisti incarcerati).

Ma il fatto che a Vilnius sia stata prospettata la “porta aperta” all’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica potrebbe in realtà non favorire Kiev nelle trattative con Mosca che ora avrà maggiori ragioni, dal proprio punto di vista, per chiedere una fascia di sicurezza di alcune decine di chilometri all’interno di entrambi i paesi lungo quella che in tempi relativamente rapidi potrebbe diventare la linea di confine tra la Federazione Russa e la Nato.

Uno scenario in cui l’Ucraina non potrà disporre pienamente dei territori eventualmente restituiti. Chi andrà a vivere volentieri in un’area militarizzata? E con l’incognita Crimea (resterà sotto il controllo del Cremlino?) sullo sfondo.

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