
Dopo giorni di vertici tra Svizzera, Sudafrica e Angola, la bozza di 28 punti trapelata sulla stampa – non si sa se per mano russa o americana – è stata radicalmente riscritta. I negoziatori riuniti a Ginevra hanno ridotto il documento a 19 punti, giudicati più accettabili sia da Kiev sia dalle capitali europee.
L’Europa: progressi, ma nodi ancora irrisolti
Al vertice straordinario Ue, il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa ha parlato di “direzione positiva”, pur riconoscendo che restano “questioni da risolvere”. L’incognita resta sempre la stessa: come reagirà Mosca?
Mosca: irritazione e ambiguità
Il consigliere di Putin, Yuri Ushakov, liquida il nuovo piano europeo come “non costruttivo”, mentre il Cremlino continua a confondere le acque tra vecchia bozza e documento aggiornato. Eppure lo stesso Putin, in una telefonata con Erdogan, avrebbe definito la versione americana “una base per una risoluzione pacifica definitiva”.
Kiev: testo completamente trasformato
Il vicepremier ucraino Kyslytsya assicura che della versione originale “è rimasto pochissimo”. Ora il nuovo documento sarà esaminato da Washington e Kiev, che dovranno sciogliere i nodi più delicati. Solo allora Trump contatterà ufficialmente Mosca per far avanzare i colloqui.
“Ora la responsabilità è della Russia”
Per il premier olandese Dick Schoof, la palla è nel campo del Cremlino: se Mosca rifiuterà ancora, sarà “la prova definitiva che non è interessata alla pace”. Se invece accetterà di negoziare, “si potrà aprire un vero percorso diplomatico”.
L’unità europea vacilla, ma tiene
La fuga di notizie sul piano – definito da una fonte Ue “catastrofico” – ha messo a dura prova la coesione dei 27 (26, in realtà: l’Ungheria segue una propria linea). Ma alla fine l’Unione ha ritrovato compattezza: su sanzioni, beni russi congelati e futuro di Kiev in Europa servirà il via libera dell’Ue. Von der Leyen è stata chiara: “Solo l’Ucraina può decidere le dimensioni del suo esercito”.
La diplomazia accelera su più fronti
Nelle prossime ore si riuniranno i consiglieri della Coalizione dei Volenterosi, poi i ministri degli Esteri Ue convocati da Kaja Kallas. Intanto, anche Pechino entra in campo: in una telefonata con Trump, Xi Jinping ha ribadito che la Cina “sostiene tutti gli sforzi per la pace” e auspica un accordo “duraturo e vincolante”.
Uno spiraglio o l’ennesima illusione?
La nuova bozza in 19 punti potrebbe essere il primo terreno comune dopo mesi di stallo. Ma tutto dipende da Mosca. Se il Cremlino dirà ancora no, il conflitto rischia di precipitare. Se dirà sì, potrebbe aprirsi il negoziato più importante dalla notte dell’invasione.









