
Lo 0,001% più ricco della popolazione mondiale – circa 56mila persone con patrimoni superiori ai 254 milioni di euro – concentra oggi una ricchezza tre volte maggiore rispetto a quella posseduta da metà dell’umanità adulta, pari a circa 2,8 miliardi di persone. Un divario mai così ampio.
Dal doppio al triplo: la disuguaglianza accelera
Nel 1995, questo ristretto gruppo di ultra-ricchi deteneva “solo” il doppio della ricchezza dei più poveri del pianeta. Trent’anni dopo, la forbice si è ulteriormente allargata, segnando una drammatica accelerazione delle disuguaglianze economiche globali.
Il rapporto che lancia l’allarme
I numeri emergono dal Rapporto 2026 del World Inequality Lab (WIL), centro di ricerca collegato all’École d’Économie de Paris. Si tratta della terza edizione del dossier, dopo quelle del 2018 e del 2022.
Un lavoro corale guidato da Piketty
Il rapporto è stato coordinato da un team di primo piano dell’economia internazionale: Thomas Piketty, Lucas Chancel, Ricardo Gómez-Carrera e Rowaida Moshrif, con il contributo di oltre 200 ricercatori provenienti da tutto il mondo.
Ricchezza estrema, democrazia fragile
Secondo gli autori, la concentrazione estrema della ricchezza non è solo un problema economico, ma una minaccia sistemica: incide sulla stabilità sociale, altera i meccanismi democratici e riduce la capacità degli Stati di garantire opportunità e servizi essenziali.
Un trend che interpella governi e istituzioni
Il rapporto rilancia il dibattito su fiscalità progressiva, tassazione dei grandi patrimoni, trasparenza finanziaria e cooperazione internazionale, indicando che senza interventi strutturali la distanza tra élite globali e resto della popolazione è destinata ad aumentare ancora.









