Pil: l’Italia rallenta, la Germania si ferma, Polonia e Spagna corrono

La Commissione europea taglia le previsioni economiche per il 2025: il Pil italiano previsto a +0,7%, Germania a crescita zero. Pesano i dazi Usa e l’incertezza globale

Pil: l’Italia rallenta, la Germania si ferma, Polonia e Spagna corrono

La Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l’Italia: il Pil è previsto crescere dello 0,7% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026, rispetto all’1% e 1,2% stimati in precedenza. Il deficit dovrebbe scendere al 3,3% nel 2025 e al 2,9% nel 2026, ma il debito pubblico è atteso in aumento, passando dal 135,3% del Pil nel 2024 al 138,2% nel 2026, anche a causa degli effetti ritardati dei bonus edilizi.

Germania: economia stagnante nel 2025

La Germania, dopo una contrazione dello 0,2% nel 2024, è prevista crescere dello 0% nel 2025, segnando un terzo anno consecutivo di stagnazione. Solo nel 2026 si prevede una ripresa dell’1,1%. Le cause principali sono il calo delle esportazioni, la debolezza dei consumi interni e l’incertezza legata alle tensioni commerciali globali.

Eurozona: crescita moderata e rischi al ribasso

Per l’Eurozona, la Commissione prevede una crescita dello 0,9% nel 2025 e dell’1,4% nel 2026, entrambe riviste al ribasso rispetto alle stime precedenti. L’incertezza sulle politiche commerciali, in particolare i dazi Usa del 10% sulle importazioni europee e del 25% su acciaio, alluminio e automobili, rappresenta un rischio significativo per la crescita. Ma alcuni paesi si distinguono: tra questo Spagna e Polonia che, rispettivamente, evidenziano un invidiabile crescita del 2,6% e del 3,3% per l’anno in corso.

Mercato del lavoro stabile, inflazione in calo

Nonostante le prospettive di crescita più deboli, il mercato del lavoro europeo rimane solido: si prevedono 2 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2026, con un tasso di disoccupazione in calo al 5,7%, il minimo storico. L’inflazione è attesa scendere dal 2,4% nel 2024 al 1,7% nel 2026, avvicinandosi all’obiettivo del 2% della Banca Centrale Europea.

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