
In Danimarca, circa un milione di persone – ovvero una su sei – vive in alloggi pubblici o a canone calmierato. Questo sistema abitativo non prevede requisiti di reddito per l’accesso, promuovendo un’ampia inclusività sociale. Ogni nuovo quartiere, anche quelli più lussuosi, è tenuto a destinare almeno il 40% degli appartamenti al social housing, garantendo una distribuzione equa delle risorse abitative.
Un sistema finanziariamente autosostenibile e senza speculazioni
Il 20% dell’intero patrimonio abitativo danese è gestito da oltre 500 organizzazioni no profit. Gli affitti sono calcolati per coprire solo i costi reali e alimentano un fondo destinato alla costruzione di nuove abitazioni. Questo modello finanziario autosostenibile evita la speculazione immobiliare e assicura la disponibilità di alloggi accessibili nel tempo.
La ‘Legge Blackstone’: una barriera contro la speculazione
Per contrastare la speculazione immobiliare, la Danimarca ha introdotto la ‘Legge Blackstone’, che impone regole severe per gli investitori immobiliari. Questa normativa è il risultato di un’inedita alleanza tra cittadini e forze politiche, mirata a preservare l’accessibilità abitativa e a proteggere il mercato immobiliare da pratiche speculative.
Un esempio per l’Italia e l’Europa
Il modello danese di social housing rappresenta un esempio virtuoso di come politiche abitative inclusive e sostenibili possano garantire il diritto alla casa per tutti. In un periodo in cui molti paesi europei affrontano crisi abitative, l’esperienza di Copenaghen offre spunti preziosi per ripensare le strategie di edilizia pubblica e promuovere l’equità sociale.