
L’attacco di Israele contro l’Iran non è solo una questione geopolitica: al centro, ufficialmente, c’è il sospetto che Teheran stia correndo verso l’arma nucleare. Il governo iraniano sostiene che il proprio programma serva solo a fini civili. Ma da anni nega all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) un accesso pieno e trasparente. Nel 2025, per la prima volta in vent’anni, l’Aiea ha denunciato apertamente la violazione degli obblighi da parte di Teheran.
Chi ha le bombe (e quante sono)?
Secondo il SIPRI Yearbook 2025, oggi nel mondo ci sono oltre 12.200 testate nucleari. Più dell’80% è concentrato nelle mani di Stati Uniti e Russia, che detengono rispettivamente 5.244 e 5.580 ordigni. A distanza seguono la Cina con 600 testate, la Francia con 290, il Regno Unito con 225, India (180), Pakistan (170), Israele (90, mai confermati ufficialmente) e infine la Corea del Nord con circa 50 testate.
La Cina punta in alto
La sorpresa degli ultimi anni? Pechino. L’arsenale nucleare cinese è cresciuto rapidamente, con una media di +100 testate all’anno. L’obiettivo dichiarato: 1.500 entro il 2035. Nonostante la dottrina ufficiale – che parla di deterrenza e mai di attacco preventivo – la realtà è che la Cina sta costruendo centinaia di silos per missili intercontinentali nel deserto del nord. Solo 24 testate sarebbero oggi pronte all’uso immediato, ma la tendenza preoccupa i principali osservatori globali: in uno scenario dove le bombe si moltiplicano, il rischio di escalation globale non è mai stato così alto.