
Nel cuore del conflitto israelo-palestinese, un dettaglio crudo e poco noto sta emergendo: l’uso sistematico di cani da attacco da parte dell’esercito israeliano. I bersagli? Non solo combattenti, ma civili inermi, donne, anziani e bambini. Il tutto con animali addestrati in Europa e venduti senza controlli specifici.
Il caso choc del piccolo Ibrahim
Nel campo profughi di Balata, in Cisgiordania, un bimbo di tre anni è stato aggredito nel suo letto da un cane militare israeliano. L’animale, un Belgian Malinois senza museruola, ha morso ripetutamente il piccolo Ibrahim sotto gli occhi della madre, che non è riuscita a fermarlo. Il bambino, operato d’urgenza, porta ancora le cicatrici fisiche e psicologiche.
I cani arrivano dall’Europa, senza vincoli
Secondo il Guardian, il 99% dei cani militari usati da Israele proviene da aziende europee. Paesi come Germania, Paesi Bassi e Regno Unito esportano regolarmente animali a scopo “non offensivo”, ma spesso finiscono nelle unità speciali come l’Oketz, impiegate anche in operazioni contro civili.
Testimonianze che fanno tremare
Sono almeno 146 gli attacchi documentati da ottobre 2023. Tra i casi più gravi: un ragazzo autistico lasciato morire dissanguato a Gaza, una donna incinta aggredita fino a perdere il bambino, e un’anziana sbranata in casa. I racconti parlano anche di detenuti usati come “esche” e costretti a subire l’umiliazione pubblica dei morsi.
Nessuna regolamentazione in Europa
L’Unione Europea non considera i cani da attacco come strumenti militari: non servono licenze, né tracciamenti specifici. Un vuoto normativo che, di fatto, consente alle aziende esportatrici di ignorare la destinazione d’uso. “Sanno benissimo come verranno utilizzati,” ha dichiarato l’ex inviato ONU Richard Falk.
La posizione ufficiale di Israele
L’esercito israeliano nega l’uso punitivo dei cani, affermando che sono impiegati solo per “necessità operative” e nel rispetto del diritto internazionale. Tuttavia, le immagini e le testimonianze raccolte raccontano un’altra storia.
Il nodo etico e politico: l’Europa può continuare a voltarsi dall’altra parte?
La domanda è chiara: può l’Europa ignorare l’utilizzo dei suoi cani addestrati in azioni che violano il diritto internazionale? Senza regole precise, aziende e governi rischiano di diventare complici indiretti di violenze documentate. Il tempo per chiudere gli occhi, forse, è finito.