La Polonia si chiama fuori: “Non daremo più armi a Kiev”

Dopo le tensioni sull'embargo al grano e nel pieno della controffensiva, Kiev perde (per il momento?) uno dei suoi alleati più convinti. Il premier polacco in vista delle elezioni politiche alza il tiro: “Dobbiamo armarci contro la Russia”

Varsavia si chiama fuori: “Non daremo più armi a Kiev”
Mateusz Morawiecki

Era il paese Nato confinante con il territorio ucraino e sempre duro con l’invasore russo ma ora il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki,  spiega così il cambio di rotta: “L’Ucraina si sta difendendo da un brutale attacco da parte della Russia, e capisco questa situazione, ma difenderemo il nostro Paese. La Polonia non trasferirà più armi all’Ucraina, perché ora ci stiamo armando, dobbiamo difenderci”.

Una dichiarazione giunta poco dopo l’attacco di Volodymir Zelensky, che, nell’intervento alle Nazioni Unite, ha puntato l’indice contro alcuni paesi per i quali la solidarietà all’Ucraina – ha detto – “è solo teatro politico”, mentre con le loro azioni “preparano il terreno alla Russia”.    

Da mesi, in realtà, le relazioni polacco-ucraine si sono complicate a causa dell’embargo imposto da Varsavia sull'import di grano di Kiev. Il governo polacco vuole tenere fuori dai propri confini le sementi ucraine per proteggere i propri agricoltori, che costituiscono un importante base elettorale per l’attuale partito di governo. 

Tensioni che si sono accentuate dopo la decisione della Commissione europea di “non estendere le restrizioni all'importazione del grano di Kiev” e il rifiuto di Polonia, Slovacchia e Ungheria di far cadere il divieto.

L’Ucraina ha intanto avviato un’azione legale contro i tre Paesi presso l’Organizzazione mondiale del commercio. “Per noi è di fondamentale importanza dimostrare che i singoli Stati membri non possono vietare l’importazione di merci ucraine”, ha spiegato la ministra dell’Economia Julija Svyrydenko

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