
Dal 2020 al 2024 i dipendenti Stellantis in Italia sono scesi da 37.288 a 27.632: quasi 10 mila posti di lavoro in meno. Solo nel 2024 e 2025 gli esuberi dichiarati hanno superato quota 6.000, con un costo complessivo per le ristrutturazioni di oltre 777 milioni di euro. Oggi più del 60% dei dipendenti è in cassa integrazione o contratti di solidarietà.
Produzione in picchiata
In vent’anni la produzione di auto nel nostro Paese è calata di oltre mezzo milione di unità. Nel 2024 dalle linee italiane sono uscite appena 289 mila auto e 190 mila veicoli commerciali. Intanto i nuovi modelli mass market non vengono più realizzati in Italia: Topolino in Marocco, Fiat 600 e Alfa Junior in Polonia, Panda in Serbia, nuova Lancia Y in Spagna.
Quote di mercato in discesa
Il calo produttivo si riflette anche nelle vendite: in Italia la quota di mercato del gruppo è scesa dal 35,2% del 2022 al 29,1% del 2024. Nel primo semestre 2025 il dato si è attestato al 29,2%.
Investimenti in fuga
Il patrimonio netto è diminuito di oltre 1,2 miliardi tra il 2020 e il 2024, anche per effetto della distribuzione di dividendi. Gli investimenti materiali sono scesi di 800 milioni nello stesso periodo, mentre la spesa in ricerca e sviluppo si è dimezzata in dieci anni, crollando sotto i 315 milioni.
L’Italia fanalino di coda
Tra le aree geografiche, il nostro Paese è quello che ha perso di più: -19,5% di capitale fisso in tre anni. Crescono invece Nord America (+28,8%) e Paesi dell’Est come Polonia, Slovacchia e Serbia.
L’allarme lanciato dalla Fiom-Cgil conferma un dato: Stellantis guarda sempre meno all’Italia come polo produttivo. Una tendenza che rischia di avere ricadute pesantissime sull’occupazione e sulla competitività dell’intero settore automotive nazionale.