
Negli ultimi 150 anni, il numero di scrutini necessari per eleggere un pontefice ha mostrato un’ampia variabilità: dai 3 scrutini per Leone XIII (1878) e Pio XII (1939), ai 14 richiesti per l’elezione di Pio XI nel 1922.
Gli scrutini sono in concreto le votazioni a cui partecipano i cardinali elettori. Ogni giornata di Conclave ne prevede fino a quattro, due al mattino e due al pomeriggio. Al termine delle sessioni di mattina e pomeriggio si bruciano le schede e si osserva la cosiddetta “fumata” da un comignolo montato sopra la Cappella Sistina, dove sono chiusi i cardinali: se l’elezione è avvenuta, il fumo è bianco; in caso contrario è nero.
La durata dei Conclavi nei decenni si è ridotta sempre di più. Infatti, dal 1978 in poi, nessuna elezione ha superato gli 8 scrutini e gli ultimi due papi – Benedetto XVI e Francesco – sono stati eletti rispettivamente dopo 4 e 5 scrutini, entrambi nel secondo giorno di votazioni.
Mercoledì 7 maggio inizia il Conclave, la riunione a porte chiuse del Collegio dei cardinali incaricata di eleggere il successore di papa Francesco: questa volta saranno necessari meno scrutini?