La plastica può rilasciare miliardi di particelle quando è scaldata nel microonde

Secondo un nuovo studio, anche quelli autorizzati per l’utilizzo potrebbero contaminare gli alimenti

La plastica può rilasciare miliardi di particelle quando è scaldata nel mic

Le microplastiche ormai si trovano ovunque. Non c’è luogo della Terra che non sia stato raggiunto da questi frammenti microscopici, che hanno effetti ancora sconosciuti (ma probabilmente dannosi) sull’ambiente e sulla salute.

Limitare la nostra esposizione alle microplastiche non è facile (secondo alcune ricerche in questo modo entra ogni settimana una quantità di plastica pari in peso a una carta di credito), ma alcuni comportamenti potrebbero ridurre l’assunzione di materia indesiderata: evitare di riscaldare gli alimenti nel microonde all’interno di contenitori di plastica, ad esempio, potrebbe ridurre la quantità di micro e nano plastiche che contaminano il cibo sulle nostre tavole.

A suggerirlo è uno studio pubblicato di recente sulla rivista Environmental Science & Technology, che ha analizzato la quantità di microplastica (particelle di dimensioni comprese tra 100 nanometri e 5 millimetri) e nanoplastica (tra 1 e 100 nanometri) che viene trasferita da buste e contenitori di plastica ai cibi contenuti al loro interno, in funzione dell’utilizzo che se ne fa.

L’esperimento ha riguardato in particolare contenitori prodotti in polipropilene e polietilene, due dei più comuni polimeri nel mercato dei contenitori alimentari, il cui utilizzo è autorizzato (in America come in Europa) anche all’interno dei forni a microonde.

Le analisi hanno confermato che anche questi materiali ritenuti sicuri in campo alimentare rilasciano milioni di particelle di plastica nei cibi che vi vengono riposti. In particolare, quando vengono usati per scaldare cibi e liquidi (come acqua e latte) in un microonde: dopo 3 minuti in un apparecchio da mille watt di potenza, ogni centimetro quadrato di plastica può arrivare a rilasciare fino a 4,22 milioni di microplastiche e 2,11 miliardi di nanoplastiche. Adesso, resta da capire quanta parte delle microplastiche che entrano nel nostro corpo raggiunge effettivamente i reni, e cosa succede poi al loro interno.

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