
I ventisette ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno deciso di non sanzionare Israele per il momento. Bruxelles si limita a monitorare con costanza la situazione per accertarsi che l’accordo sul miglioramento del flusso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza funzioni.
L’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Kaja Kallas ha così motivato la cauta scelta di Bruxelles: “L’obiettivo non è punire Israele, ma migliorare la situazione a Gaza”.
Ogni due settimane gli ambasciatori saranno chiamati a riferire sul rispetto dell’intesa. Eventuali sanzioni verranno applicate in seguito, qualora lo Stato ebraico dovesse violare i termini dell’accordo.
Alcuni ministri hanno espresso il proprio disappunto, tra questi la slovena Tanja Fajon e lo spagnolo José Manuel Albares. La prima ha affermato che la questione degli aiuti non può essere una giustificazione per l’inazione e che il dovere dell’Ue è proteggere i civili nella martoriata exclave palestinese, mentre il secondo ha dichiarato che la Spagna si impegnerà affinché l’accordo con Israele sia sospeso e venga attuato quanto prima un embargo sulle armi.
Il francese Jean-Noël Barrot si è detto disponibile ad applicare sanzioni sui singoli individui responsabili della colonizzazione dei Territori.