
Ancora una volta l’Unione Europea mostra tutte le sue divisioni quando si tratta di decidere come rispondere alla linea dura del governo Netanyahu. L’unica misura proposta dalla Commissione – lo stop ai fondi per le start-up israeliane legate al programma Horizon – non riesce a decollare. “Siamo divisi, non possiamo negarlo. E senza una posizione unica l’Ue perde voce sulla scena internazionale”, ha ammesso l’Alto rappresentante Kaja Kallas.
Roma e Berlino fanno muro
Al Consiglio informale Esteri, organizzato sotto la presidenza danese, a pesare più di tutti sono le posizioni di Italia e Germania. Insieme a Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria e Romania, costituiscono una minoranza di blocco sufficiente a fermare qualsiasi decisione. Prima della riunione, il ministro italiano Antonio Tajani e il collega tedesco Johann Wadephul hanno avuto un bilaterale che ha confermato una linea comune: no alle sanzioni generiche contro Israele.
Tajani: “Sanzioni sì, ma contro i coloni violenti”
Parlando con i giornalisti, Tajani ha riconosciuto che Israele “ha superato i limiti della legittima difesa dopo il 7 ottobre”, ma ha bocciato le proposte della Commissione. L’Italia apre solo a misure mirate: “Partiamo con le sanzioni ai coloni violenti, e se non bastano vedremo altri passi”. Più radicali le richieste di Olanda, Svezia e Danimarca, che spingono per sospendere la cooperazione commerciale e colpire i ministri più estremisti del governo Netanyahu.
Ucraina: qui l’unità resiste
Diversa la situazione sul fronte ucraino. I 27 (tranne le solite eccezioni ungheresi) hanno confermato il sostegno a Kyiv e stanno preparando il 19° pacchetto di sanzioni contro Mosca. Sul tavolo restano le divergenze su come utilizzare i 200 miliardi di beni russi congelati: Kallas chiede di impiegarli subito per ricostruire l’Ucraina, mentre Tajani e altri Paesi frenano, temendo che manchi una base giuridica solida.
Un’Europa senza bussola
Lo scontro interno mostra quanto sia difficile per Bruxelles presentarsi come attore unitario su due dossier chiave: Israele e Ucraina. “La gente perde fiducia se non siamo capaci di decidere”, ha avvertito Kallas. Per ora, però, l’Europa resta ferma a metà strada, tra prudenza e divisioni.