
Quando Bill McDermott, CEO di ServiceNow ed ex numero uno di SAP, vuole sapere come sta andando la sua azienda, non chiama un analista. Apre lo smartphone e chiede al suo assistente virtuale: “Come vanno le cose in questo trimestre?”. In pochi secondi, l’intelligenza artificiale elabora i dati aziendali in tempo reale e restituisce un report dettagliato. “Ho sempre la sensazione di sapere esattamente cosa sta succedendo”, racconta McDermott durante un incontro a Francoforte.
Una torre di controllo per le aziende
ServiceNow ha sviluppato una “AI Control Tower”, una piattaforma che consente alle imprese di automatizzare e orchestrare processi complessi attraverso agenti autonomi. Per McDermott, l’IA non è solo uno strumento operativo, ma anche un simbolo del cambiamento epocale in corso: “Le aziende potranno essere gestite meglio con meno livelli gerarchici”. Tradotto: meno manager, più algoritmi.
L’IA si prende il lavoro dei manager (almeno il 67%)
Secondo il Job Futuromat – uno strumento sviluppato dall’Institute for Employment Research (IAB) – l’intelligenza artificiale è già in grado di svolgere il 67% delle mansioni tipiche dei manager. Pianificazione delle risorse, analisi dei costi, organizzazione interna e rendicontazione: attività che un tempo richiedevano ore di lavoro umano ora possono essere automatizzate quasi completamente.
I middle manager nel mirino
A rischiare di più sono i quadri intermedi, spesso impegnati in compiti ripetitivi e amministrativi: approvazioni, ferie, budget, reportistica. “Chi si occupa solo di queste cose non è più necessario”, afferma Britta Mattes, ricercatrice IAB e sviluppatrice di Futuromat. Il rischio è concreto: l’automazione spinge verso una riduzione del management intermedio, considerato da molti CEO un collo di bottiglia per l’efficienza aziendale.
Anche i top manager non sono più intoccabili
Un tempo, i piani alti delle aziende sembravano immuni alla minaccia tecnologica. Oggi non più.
Secondo Futuromat, anche i ruoli dirigenziali più elevati presentano un potenziale di automazione del 55%. Decisioni strategiche, analisi di mercato e persino la definizione della strategia aziendale possono ormai essere parzialmente affidate agli algoritmi, capaci di analizzare dati complessi e formulare previsioni con una rapidità impensabile per un team umano.
Fine dei manager o rinascita della leadership?
Siamo davvero all’inizio della fine per i manager tradizionali? Forse no. Ma il ruolo sta cambiando radicalmente. Il futuro richiede leader capaci di interpretare i dati, gestire l’etica dell’automazione e mantenere l’empatia umana. Chi saprà unire visione strategica e competenze tecnologiche resterà indispensabile. Gli altri rischiano di essere sostituiti… da un algoritmo.


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