Un Paese che resta ostaggio di tassisti e balneari

Salta il cumulo delle licenze che era nella prima bozza della riforma voluta dal governo. Resta la possibilità di aumentarle del 20 per cento, ma a decidere saranno i Comuni

Un Paese che resta ostaggio di tassisti e balneari

È stata sufficiente la minaccia di sciopero dei tassisti per far tornare il governo sui propri passi. Anche l’esecutivo Meloni, al pari di tutti quelli precedenti, non è riuscito (per ora) a spezzare il monopolio delle auto bianche. Pure il cumulo delle licenze è sparito dalla versione definitiva del decreto Asset.

Non sono tuttavia escluse modifiche a settembre, quando inizierà l’iter per la conversione in legge. Qual è la paura degli autisti? La proliferazione delle licenze che potrebbero poi essere vendute, anche a multinazionali, come Uber, abbassando il valore di mercato delle stesse autorizzazioni (in realtà, il costo reale di queste ultime è secondo alcuni ammortizzato con un elevato di ‘nero’).

Ad ogni modo, se da un lato rompere il monopolio dei tassisti nostrani appare ormai una necessità in Italia (visto anche l’evidente sottodimensionamento dell’offerta rispetto alla domanda), dall’altro esiste il rischio di passare da un oligopolio a un monopolio lasciando il mercato a qualche multinazionale (un discorso simile può farsi per concessioni balneari).

Tornando ai taxi, non si fa più cenno nemmeno alle licenze stagionali per 12 mesi più altri 12 per far fronte ad eventi come Giubileo 2025 e Olimpiadi Milano-Cortina 2026.

Meglio (secondo il governo) la doppia guida (sebbene l’esperimento già compiuto a Milano non sembra aver sortito effetti concreti), possibilità che è rimasta nel decreto con una procedura semplificata: basterà fare una comunicazione al Comune per concedere il volante del proprio mezzo ad un altro autista per un secondo turno.

E poi, sempre i Comuni metropolitani, i capoluoghi di regione e le città sede di aeroporti internazionali potranno rilasciare il 20 per cento di licenze in più con procedura semplificata che prevede solo il parere dell’Autorità dei trasporti entro i 15 giorni.

Altra norma corretta rispetto alla bozza iniziale, dove era stato inserito che le licenze devono essere “rilasciate a titolo oneroso sulla base del valore di mercato delle licenze”. Un cambio che non farà piacere agli autisti (una lobby che può ‘offrire’ un ampio bacino elettorale) che auspicavano, rispetto alla riforma Bersani, che lascia ai Comuni la possibilità di rilasciare licenze gratuite o onerose, una chiara indicazione sulle autorizzazioni a pagamento.

I tassisti possono comunque consolarsi con il fatto che non è previsto alcun giro di vite in merito al pagamento elettronico. Circostanza che rende di fatto ignoto gli incassi effettivi. Ma questa è un’altra storia.

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