Volkswagen, stop alla produzione del modello simbolo. Ma forse il Maggiolino rinascerà elettrico

L'ultima fabbrica che produce il Maggiolino è in Messico e sarà dismessa nel 2019. Si chiude così la gloriosa storia di un'auto diventata un simbolo e venduta in 22,7 milioni di unità

Volkswagen, stop alla produzione del modello simbolo

La casa automobilistica tedesca Volkswagen ha annunciato che luglio 2019 sarà l'ultimo mese di produzione dell'iconico Maggiolino, attualmente alla sua terza generazione.

Ma cominciamo la storia dagli inizi. Fu commercializzato per la prima volta nel 1938 in Germania durante il nazismo. Lo sviluppo fu seguito da Ferdinand Porsche, fondatore dell'omonima azienda, con il supporto di Adolf Hitler, che ordinò al costruttore di automobili nel 1934 di creare un’auto popolare per il mercato di massa. Così, nel 1937, Porsche formò la "Compagnia automobilistica popolare", appunto Volkswagenwerk.

Dopo la seconda guerra mondiale, il Maggiolino non fu venduto anche negli Stati Uniti proprio a causa delle origini naziste di Volkswagen. Poi, la sua popolarità decollò alla fine degli anni '60 e '70, quando divenne un simbolo della cultura yippie americana. Nel 1999, due decenni dopo la cessazione delle vendite negli Stati Uniti, VW rinnova il corpo arrotondato in una nuova forma che prende il nome "New Beetle". Dopo l’ultimo restyling, effettuato nel 2012, l’auto diventa più muscolosa e torna al nome originario, Maggiolino.

Che il Maggiolino sia diventato nel tempo un simbolo lo dimostra la presenza nelle opere di Andy Warhol e nel film Disney del 1968 "The Love Bug". Ma visto che tutto ciò non basta per giustificare la produzione, l'anno prossimo chiuderà l’unica fabbrica, in Messico, che continua a produrre il Maggiolino. Il motivo è dettato non soltanto dai numeri (nel mercato di riferimento, gli Stati Uniti, sono state vendute soltanto 15 mila vetture nel 2017). La decisione arriva dopo le critiche di Donald Trump alla Germania per il suo abnorme surplus e, successivamente, al nuovo accordo commerciale con il Messico che potrebbe determinare un aumento dei costi per le auto costruite nel paese centroamericano e, poi, spedite negli Usa.

Si chiude cosi la storia gloriosa di una delle auto più vendute da sempre al mondo con 22,7 milioni di unità. Tanto gloriosa da non poter escludere il ritorno di una quarta generazione, magari elettrica. Infatti per rilanciarsi, dopo il rovinoso scandalo diesel-gate del 2015, VW sta progettando di abbandonare le auto alimentate a gasolio e benzina.

Ma i guai non sembrano avere fine. La Commissione europea ha messo nel mirino VW, oltre a BMW e Daimler, e ha aperto un'indagine formale per valutare se i colossi tedeschi dell’auto si siano accordati, violando le regole europee, per evitare di farsi concorrenza nello sviluppo della tecnologia per ridurre le emissioni. "Se confermata, la loro collusione potrebbe aver negato ai consumatori l'opportunità di comprare auto meno inquinanti, nonostante la tecnologia disponibile", ha detto la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Un altro ostacolo da superare per quello che è stato per lungo tempo il fiore all'occhiello dell'industria tedesca, il comparto automobilistico.

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