Il mondo ricco si trova nel mezzo di un boom migratorio

Il mondo ricco si trova nel mezzo di un boom migratorio

Australia, Canada, Germania, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, e molti altri. Il mondo ricco nel suo complesso si trova nel mezzo di un boom migratorio. La popolazione di origine straniera sta aumentando più rapidamente che in qualsiasi altro momento della storia. Eppure, non molto tempo fa sembrava che molti Paesi ricchi si fossero rivolti con decisione contro l’immigrazione di massa, come dimostra nel 2016 la scelta dei britannici di votare a favore della Brexit e poi quella degli statunitensi per Donald Trump. A seguire, Australia e Ungheria hanno chiuso le frontiere.    

Al tempo stesso, la disoccupazione nel mondo ricco, ora al 4,8 per cento, non era così bassa da decenni. I posti vacanti sono vicini al massimo storico. Le persone provenienti dall’estero hanno quindi un buon motivo per intraprendere il viaggio. Un ruolo è giocato anche dalle fluttuazioni valutarie. Una sterlina britannica acquista più di 100 rupie indiane, rispetto alle 90 del 2019. Dall’inizio del 2021 la valuta media dei mercati emergenti si è deprezzata di circa il 4 per cento rispetto al dollaro. Ciò consente ai migranti di inviare a casa più denaro rispetto al passato.

È in questo quadro che si inserisce la scelta di molti governi che stanno cercando di attirare più persone. Il Canada punta ad accogliere 1,5 milioni di nuovi residenti nel 2023-25. Germania e India hanno recentemente firmato un accordo per consentire a un maggior numero di indiani di lavorare e studiare nella prima economia europea. L’Australia sta aumentando da due a quattro anni il periodo in cui alcuni studenti possono lavorare dopo la laurea. La Gran Bretagna ha accolto 100mila cittadini di Hong Kong. Anche Paesi finora ostili alla migrazione, come il Giappone e la Corea del Sud, guardano con più favore agli stranieri nel tentativo di contrastare il declino demografico.

Le economie che accolgono molti migranti tendono a trarne beneficio nel lungo periodo. Basti pensare agli Usa. Tra l’altro, gli stranieri portano con sé nuove idee. Secondo un recente studio, negli Stati Uniti gli immigrati hanno circa l’80 per cento di probabilità di fondare un’impresa rispetto ai nativi. La ricerca suggerisce che gli immigrati - perlopiù giovani che tendono a incrementare le entrate fiscali e previdenziali nei Paesi che li accolgono - contribuiscono anche a creare legami commerciali e di investimento tra il loro Paese di origine e quello di accoglienza.

Secondo alcuni, l’elevata immigrazione è utile alla Federal Reserve (la Banca centrale statunitense) per cercare di raffreddare il mercato del lavoro e rallentare l’inflazione. La presenza di più persone in effetti aumenta l’offerta di lavoro e, a parità di condizioni, riduce la crescita dei salari. Ma l’effetto complessivo è piuttosto limitato. Al contempo, i migranti aumentano anche la domanda di beni e servizi, il che può far aumentare l’inflazione. In Gran Bretagna, ad esempio, le nuove ondate migratorie sembrano far salire gli affitti (quindi l’inflazione) a Londra, dove l’offerta di alloggi era già limitata. Un effetto simile si nota in Australia.

In tutto ciò, nel corso del prossimo anno, il flusso migratorio potrebbe in parte diminuire. Il recupero post-pandemia sarà a quel punto esaurito. Tra non molto, quindi, la svolta anti-immigrati del mondo ricco avviata in particolare a partire dalla fine degli anni 2010 sembrerà un’aberrazione.

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