
La telefonata tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky è durata circa un’ora ed è stata tutt’altro che semplice. Sullo sfondo, il vertice del 15 agosto tra Trump e Putin: nessun cessate il fuoco, ma l’idea di un accordo “complessivo” per chiudere la guerra. Un cambio di rotta del presidente Usa che ora sposa la linea del Cremlino: “La Russia è una grande potenza, l’Ucraina no”.
Le richieste di Mosca: tutto il Donbass
Secondo ricostruzioni di Axios, FT e NYT, Putin avrebbe chiesto il controllo totale delle regioni di Donetsk e Luhansk, incluse le aree non ancora conquistate. Su questo punto non è chiaro fino a quale punto si spingano le richieste del Cremlino (nella mappa sono evidenziate le 5 regioni potenzialmente interesate). In cambio, la promessa (sulla carta) di fermare l’offensiva. Trump non avrebbe escluso di appoggiare l’idea, mentre Zelensky ha respinto categoricamente ogni ipotesi di cessione territoriale.
Garanzie “alla Nato” e il ruolo dell’Europa
Altro nodo cruciale: la sicurezza futura di Kiev. Sul tavolo un pacchetto di garanzie simili all’articolo 5 della Nato, senza l’ingresso formale nell’Alleanza. L’Italia, con Giorgia Meloni, ha rilanciato la proposta: una clausola di difesa collettiva per prevenire nuove aggressioni.
L’ipotesi truppe occidentali a Kiev
Secondo il Wall Street Journal, Putin avrebbe persino aperto alla presenza di forze occidentali in Ucraina. Trump avrebbe offerto supporto a una missione europea di “rassicurazione”, senza però inviare soldati americani sul campo. Una mossa che divide e che rischia di riscrivere gli equilibri della guerra. Tra pressioni, minacce e garanzie ancora indefinite, il futuro dell’Ucraina rimane appeso a un filo.