
Il vertice del G7 in Canada si è concluso senza un comunicato congiunto. Una prassi abbandonata per evitare lo scontro con Donald Trump, che ha rifiutato persino una dichiarazione sulla de-escalation tra Israele e Iran, nonostante includesse il diritto di Israele alla difesa e un secco no all’Iran nucleare. Poi ci ha ripensato e ha deciso di aderire al documento, ma la sua opposizione ha costretto gli organizzatori a optare per una raccolta di comunicati tematici, firmabili a piacere dai leader.
Trump tra Putin, Biden e vecchi rancori
Appena arrivato in Canada, Trump ha cambiato registro: invece di temi globali, ha parlato di immigrazione illegale e attacchi a Biden. Ha anche colto l’occasione per attaccare Trudeau e Obama per aver escluso la Russia dal G8: “Se la Russia fosse ancora nel gruppo, oggi non ci sarebbe guerra”.
Vertice (quasi) inutile?
Anche gli altri leader sembrano arrancare. Ad esempio, Keir Starmer si è limitato a vaghi auspici per la de-escalation. Ma il summit è comunque ruotato tutto intorno al presidente statunitense, il leader meno propenso al dialogo.
Dazi, Groenlandia e Medio Oriente
Trump ha incontrato Macron, con cui ha discusso di Ucraina, Medio Oriente e tariffe commerciali. Ma nessuna notizia sul bilaterale con il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Mentre la Groenlandia — oggetto delle mire espansionistiche trumpiane — torna simbolicamente in scena.
Conclusione amara
Un summit che avrebbe dovuto rafforzare l’unità delle democrazie occidentali si è invece chiuso in un clima di frammentazione. Tanto che la notizia positiva, proprio a volerla cercare, è stata l’assenza di una lite tra i leader, ha commentato con sarcasmo un analista dell’Atlantic Council. Ma la mancanza di unità nel G7, nel mezzo delle crisi globali, rischia di essere il vero segnale d’allarme.