Giovani in fuga dal Nord: l’Italia perde cervelli dove è più forte

Boom di expat under 35 dalle regioni più sviluppate. Scappano soprattutto i laureati, non solo per soldi... E l’Italia resta a guardare

Giovani in fuga dal Nord: l’Italia perde cervelli dove è più forte

Tra il 2011 e il 2024, più di 619.000 giovani tra i 18 e i 34 anni hanno lasciato l’Italia. Il saldo netto è drammatico: -433.000 unità, con una forte accelerazione negli ultimi anni. Solo nel 2024, il saldo negativo ha superato le 55.000 unità, quasi cinque volte quello del 2011.

Il paradosso del Nord ricco

A sorprendere è la geografia: a svuotarsi non è solo il Mezzogiorno, ma anche e soprattutto il Nord produttivo. Le regioni più colpite sono Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, ovvero i territori trainanti dell’economia nazionale. E il profilo di chi parte è alto: oltre il 50% è laureato.

Scappano per essere valorizzati

Secondo AlmaLaurea, a un anno dalla laurea un giovane italiano guadagna in media 1.393 euro netti al mese, contro i 2.174 euro dei coetanei all’estero. Ma non è solo una questione di stipendio: chi emigra si sente più soddisfatto, più ottimista, più ascoltato. Cercano ambienti di lavoro stimolanti, equi, coerenti con i propri valori.

Felici altrove

Un’indagine della Fondazione Nord Est (2024) rivela che il 64% dei giovani expat dal Nord Italia si dice felice e ottimista sul proprio futuro, contro appena il 33% di chi è rimasto. E solo il 22% dei residenti percepisce un buon livello di benessere, contro il 56% di chi vive all’estero. Il dato parla chiaro: si parte per vivere meglio, non solo per guadagnare di più.

Tra necessità e scelta

Il 28% dei giovani lascia l’Italia per necessità, il 23% per scelta consapevole. I primi cercano lavoro, i secondi futuro. In entrambi i casi, il denaro non è la motivazione principale: contano formazione continua, responsabilità, qualità della vita e ambiente meritocratico.

L’Europa della competizione

Alcuni Paesi europei offrono incentivi fiscali, condizioni favorevoli e vantaggi residenziali per attrarre talenti. Senza un coordinamento Ue, il rischio è una polarizzazione crescente: chi è forte diventa più forte, chi è fragile si svuota. L’Italia, nel frattempo, forma talenti che poi regala agli altri.

L’Italia può ancora scegliere

Continuare a ignorare l’emorragia giovanile è un lusso che non possiamo più permetterci. Servono politiche concrete per trattenere e valorizzare chi ha talento. Non è solo una questione di futuro: è una questione di sopravvivenza sociale ed economica.

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