
Gli Stati Uniti hanno annunciato una esenzione di un anno alle sanzioni Usa sul petrolio e gas russo per l’Ungheria, dopo il colloquio a Washington tra Trump e Orbán. In cambio, Budapest avrebbe promesso di acquistare circa 600 milioni di dollari in GNL Usa e rafforzare la cooperazione nucleare con le aziende statunitensi.
Energia ed economia: la posta in gioco
L’Ungheria dipende in grande misura dalla Russia per le sue forniture energetiche — circa l’86 % del petrolio e il 74 % del gas nel 2024, secondo il FMI (International Monetary Fund). L’esenzione Usa evita a Budapest sanzioni secondarie che sarebbero state applicate ai Paesi che acquistano petrolio russo, aprendo però una ferita profonda nei rapporti tra Washington, Bruxelles e Mosca.
Politica e geopolitica: un passaggio ad alto rischio
Trump ha definito Orbán “un grande leader” e invitato l’Unione Europea a mostrare maggiore rispetto all’Ungheria, evidenziando la frattura crescente tra Washington e Bruxelles. Orbán a sua volta ha rilanciato l’idea di un possibile vertice tra gli Stati Uniti e Vladimir Putin a Budapest, segnalando una politica estera autonoma e ambigua nei confronti della guerra in Ucraina.
L’Europa osserva e valuta
La European Commission e altri partner Ue guardano con crescente preoccupazione questa mossa: l’esenzione unilaterale mette in discussione la coesione della strategia occidentale contro Mosca e mina la comune risposta alle pressioni energetiche russe. Nel contesto, l’Ungheria appare isolata rispetto alla maggioranza dell’Ue, ma trova un alleato potente negli Usa che cambia i rapporti di forza all’interno del blocco europeo.









