
Secondo un’inchiesta di Axios e conferme del Wall Street Journal, Stati Uniti e Russia starebbero lavorando da settimane a un piano di pace in 28 punti per fermare la guerra in Ucraina. Un impianto negoziale che ricorderebbe la bozza utilizzata per la crisi di Gaza. Il Cremlino tace, ma negli ambienti diplomatici l’attività frenetica è evidente.
Gli attacchi continuano mentre il tempo scorre
Intanto la guerra non rallenta, mentre Zelensky, in visita ad Ankara per incontrare Erdogan, continua a chiedere un sostegno internazionale più deciso.
L’emissario di Trump e gli incontri con Mosca
L’elemento più clamoroso è la presenza di Steve Witkoff, emissario vicino a Donald Trump, che avrebbe incontrato in segreto Kirill Dmitriev, rappresentante del fronte russo. Uno dei colloqui sarebbe avvenuto a Miami tra il 24 e il 26 ottobre. Dmitriev avrebbe parlato di un clima sorprendentemente positivo: “La posizione russa è stata ascoltata”, avrebbe affermato. Ne potrebbe nascere un memorandum congiunto, da presentare prima di un eventuale meeting tra Putin e Trump.
Gli Stati Uniti inviano una delegazione militare a Kiev
Parallelamente, Washington ha spedito a Kiev una delegazione del Pentagono composta da figure di massimo profilo: il Segretario dell’Esercito Dan Driscoli, il generale Randy George e il generale Chris Donahue. Obiettivo: verificare direttamente la situazione operativa e riportare le conclusioni alla Casa Bianca. “È il momento di fermare i massacri”, avrebbe detto una fonte al Wall Street Journal.
Cosa c’è davvero nei 28 punti
Le indiscrezioni parlano di richieste durissime per Kiev. Secondo fonti citate da Reuters, il piano prevederebbe:
- Dimezzamento dell’esercito ucraino
- Rinuncia al Donbass
- Limitazioni su specifici armamenti
Una linea che soddisferebbe molte delle condizioni imposte da Mosca, mentre Zelensky continua a chiedere garanzie di sicurezza e un percorso chiaro per la piena sovranità ucraina.
Un equilibrio (quasi) impossibile
Il negoziato sembra muoversi su un crinale strettissimo. Mosca vuole consolidare le annessioni già proclamate. Kiev chiede protezione e difese concrete prima di accettare qualsiasi concessione. E Washington prova a cucire una soluzione che eviti un’escalation e al tempo stesso non appaia come una resa.









