L’abbraccio mortale della Cina alla Russia

L’Europa e gli Usa spingono a Est la Russia. Ma non tutto il male vien per nuocere (dal punto di vista occidentale)

L’abbraccio mortale della Cina alla Russia

L’embargo degli Usa contro il petrolio e il gas russi ha un obiettivo preciso: portare la macchina statale al collasso e il Cremlino a negoziare. Questo perché l’energia costituisce una quota considerevole degli introiti dello Stato russo ed è quindi uno dei pochissimi mezzi per colpire davvero la classe dirigente, privandola dei mezzi con cui conduce le proprie attività.

Questo disegno sarà ostacolato da diversi fattori. Innanzitutto, gli unici ad applicare per intero il divieto sono gli Stati Uniti, che consumano quantità scarse di idrocarburi russi, mentre i membri dell’Ue importano il 41% del loro gas e il 25% del loro petrolio dalla Russia.

Nel meccanismo non sono coinvolti neanche gli alleati asiatici. In particolare l’India, che non sembra avere nessuna intenzione di rinunciare a Mosca, con cui diversifica il paniere energetico dal Medio Oriente e quello strategico dalla Cina.

Inoltre, non si tiene conto della risposta della Russia, che secondo il vicepremier Alexander Novak ha tutto il diritto di smettere di esportare idrocarburi verso l’Europa. Sarebbe una rappresaglia nei confronti del blocco di Nord Stream 2 da parte tedesca e un modo per giocare con i nervi degli europei, per ampliare la faglia che li divide dagli americani.

Mosca fa affidamento sui mercati asiatici per assorbire l’invenduto: ma non è un’operazione semplice da realizzare, soprattutto nel breve periodo.

In ogni caso, sempre più nei paesi occidentali circola l’idea che se la Russia si schiaccia sulla Cina, in fondo, non è un grave danno perché non sarà semplice per il paese più esteso al mondo dipendere esclusivamente da Pechino (ammesso che l’economia russa non si schianti prima) e quindi prima o poi vorrà distanziarsene.

A questo punto sembra che a spingere a Oriente la Russia siano gli stessi europei e statunitensi.

Fonte
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