Il 15 dicembre il governo israeliano ha approvato un piano per raddoppiare la popolazione nella parte del Golan siriano occupata da Israele, ma afferma di non essere interessato a entrare in conflitto con la Siria, avendo preso il controllo della zona cuscinetto monitorata dalle Nazioni Unite.
Poche ore dopo che il presidente siriano Bashar al Assad è stato destituito dai ribelli l’8 dicembre, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato all’esercito di conquistare la zona cuscinetto controllata dalle Nazioni Unite che separa i due paesi sulle alture del Golan.
Il 15 dicembre il governo israeliano ha approvato “all’unanimità” il piano di Netanyahu per “sviluppare la popolazione delle alture del Golan e (la città di) Katzrin per un ammontare di 40 milioni di shekel (10,6 milioni di euro), alla luce della guerra e del nuovo fronte in Siria e del desiderio di raddoppiare la popolazione del Golan”, secondo un comunicato del suo ufficio.
Nelle 34 località delle alture del Golan annesse da Israele vivono circa 30mila cittadini israeliani, oltre a 23mila drusi, una comunità la cui religione deriva dall’islam, che per la maggior parte si dichiara siriana, ma ha lo status di residente in Israele.
Israele ha conquistato parte delle alture del Golan nel sudovest della Siria durante la guerra araboisraeliana del 1967, prima di annettere il territorio nel 1981. Solo gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione di Donald Trump, hanno riconosciuto questa annessione nel 2019.
Il primo ministro Binyamin Netanyahu ha definito l’iniziativa fondamentale per il rafforzamento dello Stato ebraico, ma ha subito aspre critiche da Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti che la considerano una violazione del diritto internazionale e un serio ostacolo alla stabilità in Siria.