
Non più soltanto siti militari e scientifici: fonti israeliane ammettono che Ali Khamenei non è più considerato “fuori dai bersagli”. L’operazione si innesta nel filo diretto tra gli attentati contro Nasrallah e la decapitazione dell’élite iraniana.
Bersagliati due vertici
Nei raid israeliani sono state colpite sia la residenza della Guida Suprema sia quella del presidente Masoud Pezeshkian. L’azione segue la morte di figure chiave come alcuni generali Pasdaran e scienziati nucleari, segno di una strategia “decapitante”.
Confronto simile a quello con Hezbollah
Il modus operandi richiama i raid contro Nasrallah, con un mix di precisione, intelligence approfondita e colpi mirati contro i centri di comando regionali, dal Libano all’Iran stesso.
Le conseguenze regionali
La risposta iraniana è arrivata immediata: una pioggia di droni e missili verso Israele, che ha registrato vittime civili. Il pericolo di un’escalation regionale si fa concreto.
Dall’assassinio alla politica globale
Non si tratta solo di operazioni militari, ma di colpi simbolici destinati a scardinare l’asse sciita: Israele sta, infatti, puntando a indebolire il regime iraniano dall’interno, sfruttando le tensioni già presenti tra falchi e moderati.
Equilibri precari
Il futuro è incerto: Israele è pronto a nuovi raid su siti nucleari iraniani, mentre Teheran promette ritorsioni devastanti. Negli ambienti diplomatici si teme una guerra aperta tra due potenze nucleari.