Da dove arrivano i redditi degli italiani? Sempre meno lavoro e sempre più rendite

Da dove arrivano i redditi degli italiani? Meno lavoro e più rendite

Da dove arrivano i redditi degli italiani? Vedendo l’attenzione che i media dedicano ai salari (che in Italia si sono ridotti negli ultimi 30 anni, unico caso europeo), verrebbe da rispondere che la chiave centrale sia la remunerazione del fattore lavoro (dipendente), ma in realtà questa rappresenta solo una parte e nemmeno quella prevalente del complesso dei redditi degli italiani. È quanto emerge da un’analisi dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani.

I residenti in Italia svolgono anche attività imprenditoriale e ne ricevono i profitti, investono il loro risparmio in attività finanziarie, e dunque ricevono i redditi relativi (interessi, dividendi, capital gains), oppure semplicemente affittano una casa di proprietà e ne incassano i canoni corrispondenti.

Poiché molti di questi redditi che non provengono dal lavoro dipendono dalla dotazione del patrimonio, il tema dell’equità nella distribuzione della ricchezza – evidenziano gli autori dell’analisi (Massimo Bordignon, Federico Neri e Cristina Orlando) - gioca un ruolo importante nel determinare anche la distribuzione dei redditi, come gioca una parte importante anche il modo con cui il patrimonio e i diversi redditi vengono trattati dal fisco.

Negli anni ‘70 più della metà dei redditi degli italiani derivava dal lavoro dipendente. Adesso non è più così, sebbene la percentuale di Pil prodotta dai redditi da lavoro sia in ripresa dal minimo storico raggiunto a inizio millennio. Si tratta comunque di un fenomeno – viene rilevato dagli autori - che non riguarda soltanto l’Italia: anche in altri paesi si è verificata nello stesso periodo una diminuzione della quota del totale dei redditi che va al lavoro (dipendente), ma nel nostro paese la componente dei redditi da lavoro dipendente, in termini comparativi, è sempre stata più bassa. È invece molto più alta che negli altri paesi la percentuale di lavoratori autonomi, i cui redditi nella contabilità nazionale rientrano nel computo dei redditi da capitale.

Un altro fattore rilevante che emerge dall’analisi è la crescita delle rendite immobiliari come quota dei redditi, che esse siano imputate o effettive. In Italia, le rendite immobiliari pesano oggi per il 12,7 del Pil e il loro contributo è cresciuto in modo rilevante nel corso del tempo.

Questa tendenza merita particolare attenzione per diversi motivi. In primis, le rendite per loro natura non rappresentano un ritorno su capitale produttivo, e il loro crescente peso nell’economia rappresenta una maggiore concentrazione su investimenti che non generano nuova attività produttiva e quindi hanno basso potenziale di crescita. 

In secondo luogo, passando dalla distribuzione funzionale a quella personale dei redditi, è evidente che – conclude l’analisi - in un mondo in cui le rendite immobiliari sono rilevanti e crescono più velocemente dei redditi da lavoro (ma anche di quelli da capitale produttivo), i temi della distribuzione del patrimonio e del loro passaggio tra generazioni acquistano un’importanza particolare per i loro effetti sull’uguaglianza delle risorse e delle opportunità.

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