Cingolani: “Il digitale? Tecnologia fantastica, ma inquina il doppio del trasporto aereo”

Il ministro alla Transizione ecologica spiega i capisaldi del suo mandato: spazio alle innovazioni, ma attenzione alle ricadute ambientali. Tra i primi obiettivi: limitare il consumo di carne, occuparsi dello smaltimento dei rifiuti tecnologici, opere di prevenzione su infrastrutture e territorio

Cingolani: “Il digitale? Fantastico, ma è molto inquinante”

“La digitalizzazione è una tecnologia fantastica ma non è gratis energeticamente: le sue emissioni di CO2 sono il doppio del trasporto aereo”. A spiegarlo è il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.

L’ex direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia ha tracciato le linee guida del suo mandato: andare verso l’innovazione, ma senza trascurare gli effetti che ogni nuova attività umana ha come conseguenza sull’ambiente.

“Si stima che la digitalizzazione produca il 4% della CO2 totale che viene emessa, quando gli aerei coprono il 2%, mentre il trasporto leggero fa l’8%: quindi il digitale ha un suo peso consistente”, spiega il ministro.

Alla base del pensiero di Cingolani c’è questa idea: “La transizione va oltre il concetto consolidato di ecologia. È una transizione globale e antropologica”. D’altronde la biocapacità del nostro pianeta tra luglio e agosto sarà terminato. Significa che viviamo in un’era di debito ambientale.

Il modello da seguire – spiega - sarà quindi “la correlazione tra un pianeta in salute e una società giusta. Anche se su questo non abbiamo una ricetta, non ce l’ha nessuno.”

È ad esempio il caso del rapporto tra cibo e biodiversità. “Fatta 100 la massa globale degli animali selvatici, quella degli animali domestici è 700, quella degli uomini 300 – aggiunge Cingolani -. L’agricoltura intensiva pone problemi: ci ha consentito di vivere più a lungo ma ha comportato una notevole alterazione dell’ecosistema. La soluzione non è fermare il progresso, ma neppure fare quello che si vuole”.

Cingolani ha poi affrontato il nodo dell’incrocio tra sviluppo e conseguenze sulla salute: “Alcune industrie hanno riversato nell’ambiente una tale quantità di antibiotici che ci ritroviamo con batteri super corazzati che oltre a rappresentare una fonte di inquinamento diventano anche un problema per la salute pubblica”.

Una constatazione che ha portato il neo ministro a toccare anche un tema ancora più attuale. “Sappiamo che chi mangia troppa carne subisce degli impatti sulla salute, allora si dovrebbe diminuire la quantità di proteine animali sostituendole con quelle vegetali – argomenta -. D’altro canto, la proteina animale richiede sei volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità, e allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale. Modificando la nostra dieta, avremo un co-beneficio: migliorando la salute pubblica, diminuendo l’uso di acqua e producendo meno CO2.”

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