
La Germania volta pagina. Il 24 giugno, la grande coalizione ha annunciato un piano ambizioso: 850 miliardi di euro in nuovi fondi entro il 2029, destinati a infrastrutture, digitalizzazione, sanità, energia e difesa. Un cambio di paradigma che rompe con la rigidità fiscale che aveva caratterizzato il Paese sin dagli anni 2000. Ma attenzione: non è una resa all’indisciplina di bilancio, è una strategia di rilancio fondata sulla solidità finanziaria accumulata in passato.
Francia ferma, tra deficit e paralisi politica
All'opposto, la Francia continua a indebitarsi per coprire la spesa corrente, con un aumento del debito pubblico di oltre 40 miliardi solo nel primo trimestre. Parigi fatica a trovare i 40 miliardi di risparmi richiesti entro il 2026, con un Parlamento bloccato e poche riforme all’orizzonte. Il debito cresce, ma senza alimentare crescita o investimenti strutturali.
Cicala e formica: un déjà-vu macroeconomico
La metafora è nota, ma mai così attuale: la Germania formica accumula risorse per investirle al momento giusto, la Francia cicala spende senza risultati duraturi. Il rischio? Una divaricazione economica che metterebbe in crisi l’equilibrio dell’Unione Europea. Berlino, ancora nel 2024, rispettava i parametri del Patto di Stabilità. Parigi, invece, è sempre più lontana da qualsiasi rientro credibile.
2029: due pesi, due misure
Proiettando al 2029, il debito francese sarà il doppio di quello tedesco. E mentre Berlino potrà superare il 4% di deficit per finanziare un piano espansivo, la Francia difficilmente riuscirà a portare il proprio sotto quella soglia. Il divario si rifletterà sull’efficacia delle politiche pubbliche: la Germania potrà investire in settori chiave, dalla difesa (al 5% del PIL) alla transizione ecologica, Parigi rischia invece di dover tagliare laddove servirebbe rilanciare.
Il pericolo di un declassamento strategico
L’illusione che la crisi del modello tedesco potesse favorire la Francia si sta rivelando un boomerang. Soffocata dal debito improduttivo, Parigi rischia il definitivo declassamento nei confronti di Berlino, proprio mentre quest’ultima si prepara a una nuova fase di potenza economica e geopolitica.
Convergenza a parole, divergenza nei fatti
Le due economie partono da punti molto diversi, e ciò rende la convergenza nominale del debito poco rilevante. Il vero tema è la qualità della spesa pubblica e la capacità politica di decidere. Se la Francia non correggerà rapidamente la rotta, rischia di perdere il suo posto al fianco della Germania come motore d’Europa.