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Francesco Acquaroli, sostenuto da Fratelli d’Italia e dal centrodestra, è stato riconfermato alla guida delle Marche. Dopo lo scrutinio di oltre mille sezioni su 1.572, il governatore uscente è al 52,3%, staccando il candidato del centrosinistra Maurizio Ricci, fermo al 44,5%.
I numeri dei partiti
FdI si conferma forza trainante con il 28,1%, consolidando la leadership nella regione. Il Partito Democratico invece arretra: dal 25,1% del 2020 scende al 22,8%, nonostante la mobilitazione nazionale dei leader del centrosinistra.
Il flop del “campo largo”
La coalizione progressista, che ha provato a unire Pd, M5S e altre forze, non è riuscita a ribaltare i rapporti di forza. Neppure l’onda della protesta pro-Gaza, cavalcata in campagna elettorale, è bastata a spostare i consensi.
La strategia vincente di Meloni
Giorgia Meloni ha puntato forte sulla riconferma di Acquaroli: non solo risorse aggiuntive – circa 70 milioni destinati alla Regione – ma anche un impegno diretto nella campagna, culminato con il comizio finale ad Ancona. Un segnale di quanto la premier considerasse cruciale questo test regionale.
Le Marche laboratorio politico
Il voto marchigiano si conferma così un laboratorio della politica nazionale: il centrodestra compatto mantiene il controllo, mentre il centrosinistra esce indebolito da quella che doveva essere la prova generale delle prossime regionali.