Nomine e potere: il vincitore è Matteo Renzi. Eppure guida un partito dato al 2-3%

Il leader di Italia Viva è il trionfatore del risiko delle poltrone. Conte non riesce a incidere. Molto meglio Di Maio. Grande assente: la meritocrazia

Nomine: il vincitore è Matteo Renzi. Eppure guida un partito dato al 2-3%

Il rito delle nomine delle aziende participate dallo Stato è giunto a compimento. Nessuna sorpresa nel metodo. Il vincitore è indubbiamente Matteo Renzi.A capo di un partito, Italia Viva, che fluttua intorno al 2-3%, Renzi lavorava da mesi per riconfermare gli amministratori delegati più importanti. Li aveva promossi lui quando era a Palazzo Chigi.

Claudio Descalzi (Eni), Francesco Starace (Enel) e Matteo Del Fante (Poste) alla fine sono stati confermati per un nuovo mandato.Ma non è tutto. Renzi ha incassato il ritorno di Ettore Maria Ruffini all’Agenzia delle Entrate e la promozione di Federico Lovadina in una Spa di Cassa depositi e Prestiti, la Sia. Poi hanno ottenuto la nomina di Renato Mazzoncini nella multiutility A2A e messo un consigliere di riferimento in Leonardo (l’ex ministro Federica Guidi) e uno a Terna (l’ex deputato Ernesto Carbone). Renzi si intesta anche il salvataggio di Patrizia Grieco, spostata dalla presidenza di Enel a quella di Mps.

Altra storia Giuseppe Conte. Il premier contava di piazzare nelle partecipate più importanti alcuni dei suoi. Ma è andata male: il Pd e soprattutto il M5S non gli hanno fatto quasi toccare palla. Aveva puntato su Domenico Arcuri per la poltrona di amministratore delegato di Leonardo. Non c’è stato verso.Palazzo Chigi ha brindato solo per la nomina del professor Maurizio Pinnarò diventato membro nel cda dell’ex Finmeccanica. Troppo poco.

In confronto è andata meglio per Luigi Di Maio.Il ministro degli Esteri ha perso la battaglia su Eni, dove è stato costretto ad accettare la riconferma dell’indagato Descalzi. Ma in cambio hanno ottenuto l’uscita del presidente di Leonardo Gianni De Gennaro. Al suo posto Di Maio e soci hanno imposto Lucia Calvosa, già nei cda di Tim e della società che edita il Fatto Quotidiano. Ma i tre grillini hanno scelto anche come presidente di Enel l’inesperto Michele Crisostomo, oltre agli amici Emanuele Piccinno (segretario del sottosegretario Davide Crippa, piazzato in Eni) e Carmine America (compagno di classe di Di Maio, ora a Leonardo). Nel board del colosso degli armamenti c'è anche Paola Giannettakis: candidata M5S nel 2018 ma non eletta. Niente male per essere un partito dato in caduta libera.

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