NATO, spesa militare verso il 5% del Pil: chi è pronto e chi resta indietro

Entro il 2035 i Paesi dell’Alleanza Atlantica dovranno quintuplicare gli investimenti in difesa rispetto al target originario. Ma molti – Italia inclusa – arrancano

Le nuove direttive discusse al vertice NATO dell’Aia puntano a una spesa militare pari al 5% del Pil per ciascun Paese membro entro il 2035. Di questa, il 3,5% sarà dedicato alla difesa tradizionale, mentre l’1,5% coprirà ambiti strategici come la cybersecurity e le infrastrutture critiche.

L’Italia ancora sotto la media

Per il 2025, l’Italia prevede di destinare solo l’1,57% del Pil alla difesa, ben lontana dal traguardo. Raggiungere il nuovo obiettivo significherebbe aumentare la spesa di quasi 3,5 punti percentuali, ovvero oltre 7 miliardi di euro l’anno in più. Una sfida economica e politica non da poco.

Chi è avanti (e chi è indietro)

Nel 2024, solo sei Paesi avevano già superato la soglia del 3%:

Polonia (4,15%)

Stati Uniti (3,42%)

Estonia (3,37%)

Lettonia (3,26%)

Grecia (3,13%)

Lituania (3,12%)

All’opposto, restano lontani dall’obiettivo:

Svezia (0,72%)

Lussemburgo (0,96%)

Belgio (1,28%)

Slovenia (1,31%)

Canada (1,31%)

Spagna (1,43%)

Tempo (e risorse) in scadenza

Il target del 2%, fissato nel 2014, non è stato rispettato da gran parte degli alleati. Ora, con l’obiettivo al 5%, il rischio è che l’Alleanza si divida tra Paesi pronti a investire e altri riluttanti o incapaci.

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