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“Saremmo lieti di vedere l’Italia partecipare all’iniziativa Purl”. La frase è diplomatica, il messaggio meno: Washington, attraverso il Dipartimento di Stato, invita ufficialmente Roma a salire a bordo della Prioritized Ukraine Requirements List, il programma con cui gli Stati Uniti chiedono agli alleati di acquistare armi americane da inviare all’Ucraina. Una linea molto diversa da quella dell’amministrazione Biden, che sosteneva Kiev senza chiedere contributi economici diretti.
Cos’è il Purl e perché Trump lo considera decisivo
Il Purl è un pilastro della nuova strategia americana: garantisce che il sostegno a Kiev avvenga senza “regali” da parte degli Stati Uniti, ma attraverso acquisti da parte degli alleati. Trump lo ha voluto per due ragioni: per continuare a sostenere Zelensky senza perdere consenso interno; per dimostrare che gli Usa guadagnano, invece di spendere, nella guerra russo-ucraina. Intanto, molti partner Nato — dalla Germania alle otto nazioni nordiche — hanno già versato mezzo miliardo di dollari ciascuno o complessivamente.
L’Italia tra valutazioni politiche e timori interni
A Palazzo Chigi la posizione ufficiale resta prudente: “Stiamo valutando”. Non sono i 140 milioni previsti per una prima tranche a frenare la scelta, bensì il rischio di un contraccolpo interno: il governo è alle prese con una manovra difficile e teme di alimentare tensioni nella maggioranza, già attraversata dal no di Salvini all’invio di nuove armi a Kiev.
La missione annullata di Crosetto complica il quadro
La cancellazione del viaggio del ministro della Difesa Guido Crosetto a Washington, dove avrebbe incontrato il collega statunitense Pete Hegseth, ha inoltre alimentato inquietudini. La decisione sarebbe maturata dopo un colloquio con Giorgia Meloni, sullo sfondo del dissenso di Salvini e del rischio di frizioni interne.









