L’Ue è ora il primo sostenitore di Kiev

Con il nuovo pacchetto finanziato con debito comune, l’Unione Europea sorpassa gli Usa

L’Ue è ora il primo sostenitore di Kiev

L’Unione Europea ha compiuto nei giorni scorsi un passo decisivo nel sostegno all’Ucraina. Il Consiglio europeo ha raggiunto l’unanimità su un nuovo pacchetto di aiuti da 90 miliardi di euro, destinati a sostenere lo sforzo bellico di Kiev nel biennio 2026-2027. Le risorse saranno raccolte attraverso debito comune europeo, rafforzando ulteriormente l’architettura finanziaria condivisa dell’Unione.

Debito comune sì, fondi russi no (per ora)

L’intesa è arrivata dopo un negoziato lungo e complesso. Sul tavolo c’era anche l’ipotesi di utilizzare le riserve russe congelate in Europa, custodite in gran parte presso l’istituto belga Euroclear. Un’opzione che, almeno per il momento, è stata accantonata, lasciando aperto il dibattito politico e giuridico sul loro impiego futuro.

Il sorpasso sugli Stati Uniti

Con questo nuovo impegno, il sostegno complessivo dell’UE all’Ucraina dal 2022 supererà quello degli Stati Uniti. Washington ha finora stanziato circa 115 miliardi di euro, di cui 64 miliardi in aiuti militari e il resto in supporto finanziario.

Le istituzioni europee – Commissione e Consiglio – hanno invece erogato, tra il 2022 e ottobre 2025, 73 miliardi di euro, quasi interamente sotto forma di contributi finanziari. L’aggiunta dei nuovi 90 miliardi cambia definitivamente gli equilibri.

Il peso dei singoli Paesi Nato

Tra i Paesi europei, spicca il ruolo dei cosiddetti “volenterosi”.

- Germania: 24 miliardi di euro di aiuti militari al 31 ottobre 2025

- Regno Unito: 13 miliardi di euro

Entrambi si confermano pilastri del sostegno occidentale a Kiev, soprattutto sul fronte militare.

Il ruolo marginale dell’Italia

Più contenuto l’impegno italiano. In quasi quattro anni di conflitto, l’Italia ha fornito circa 2 miliardi di euro, tra aiuti militari e umanitari. Una cifra nettamente inferiore rispetto ai principali alleati europei, che riapre il dibattito interno sul peso geopolitico del Paese e sulla sua capacità di incidere nelle decisioni strategiche dell’Unione.

Fonte
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