‘Guerra dei cieli’. Mosca nega l’ingresso ai voli che aggirano la Bielorussia

Due collegamenti di Air France Parigi-Mosca e uno della Austrian Airlines Vienna-Mosca, che dovevano viaggiare aggirando lo spazio aereo di Minsk come suggerito dalle autorità competenti europee, sono stati cancellati perché la Russia non ha autorizzato l’ingresso.

‘Guerra dei cieli’. Mosca nega l’ingresso ai voli che aggirano Minsk
Alexander Lukashenko e Vladimir Putin

Mosca entra nel braccio di ferro tra Bielorussia e Ue, scoppiato in seguito al dirottamento su Minsk del volo Ryanair Atene-Vilnius con a bordo l’oppositore Roman Protasevich.

Due voli Air France Parigi-Mosca e uno della Austrian Airlines Vienna-Mosca, che dovevano viaggiare tra ieri sera e oggi su rotte che aggiravano lo spazio aereo della Bielorussia, come suggerito dalle autorità competenti europee, sono stati cancellati perché la Russia non ha autorizzato l’ingresso.

I ministri degli Esteri dei Paesi del G7 si sono schierati dalla stessa parte del dissidente Roman Protasevich: “Chiediamo il suo rilascio immediato e incondizionato così come quello di tutti gli altri giornalisti e prigionieri politici detenuti in Bielorussia”, hanno detto i ministri in una dichiarazione congiunta pubblicata dal governo britannico.

La crisi internazionale, intanto, ha causato le prime ripercussioni nel mondo dello sport. I Campionati europei di ciclismo su pista, programmati dal 23 al 27 giugno a Minsk, sono stati ufficialmente cancellati.

I rapporti tra Bielorussia e Russia in realtà non sono mai stati ‘facili’, e spesso il Cremlino è stato irritato dall’autocrate che era già al potere a Minsk prima dell’avvento di Putin a Mosca. Ma dopo le elezioni contestate dell’agosto 2020 Lukashenko lotta per la sopravvivenza, e la sua sorte dipende dalla Russia.

C’è intanto ancora qualcuno che sogna di poter allontanare la Russia dalla Cina e riavvicinarla all’Europa. Forse Joe Biden coltiva la stessa ambizione, in modo da avere le mani libere nella sua rivalità con la Cina? In realtà si tratta di uno scenario poco verosimile considerando che Pechino e Mosca continuano a rafforzare la loro relazione strategica.

Resta il fatto che se Putin volesse calmare le acque imporrebbe all’alleato Lukashenko la liberazione dell’ostaggio. Ecco perché la prossima mossa tocca al Cremlino.

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