Secondo il ministero della Sanità palestinese, i bambini rappresentano più di uno su tre delle oltre 32.000 persone uccise durante l’assalto israeliano a Gaza, cominciato dopo la brutale azione terroristica messa in atto da Hamas lo scorso 7 ottobre. In più, decine di migliaia di giovani hanno subito gravi lesioni, comprese amputazioni.
I medici hanno anche riferito alla testata britannica ‘The Guardian’ di aver trattato un flusso costante di bambini, anziani e altre persone che chiaramente non erano combattenti con ferite da proiettile alla testa o al petto.
Alcune fonti ospedaliere sostengono che il tipo e la posizione delle ferite, nonché i resoconti dei palestinesi che hanno accompagnato i bambini in ospedale, li hanno portati a ritenere che le vittime fossero state prese di mira dalle truppe israeliane.
A metà febbraio, un gruppo di esperti delle Nazioni Unite aveva accusato l’esercito israeliano di sparare anche ai civili palestinesi che evidentemente non erano combattenti, compresi i bambini, mentre cercavano rifugio.
C’è poi un nuovo, terrificante, sviluppo della guerra a Gaza: droni armati in grado di sorvolare le strade e abbattere le persone. Chiamati quadricotteri, alcuni di questi droni sono usati come cecchini telecomandati che secondo i palestinesi sono stati usati per sparare ai civili.
L’ultima notizia – l’uccisione di 7 volontari che distribuivano pasti gratis ai palestinesi di Gaza da parte dell’esercito israeliano – evidenzia due aspetti: la brutalità delle guerre in genere e il fatto che a tratti questa guerra non sembra come le altre. In termini peggiorativi, si intende.