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La minaccia globale non lascia scelta: per Ursula von der Leyen “l’Europa è a rischio e va protetta in ogni centimetro”. Con questa premessa, Bruxelles lancia una Roadmap difensiva forte di misure contro droni, missili e attacchi dallo spazio – con l’obiettivo di uscire dai decenni di sottoutilizzo militare.
Quattro pilastri per la sicurezza comune
Il piano propone quattro progetti chiave: European Drone Defence, Eastern Flank Watch, European Air Shield, Defence Space Shield. Parallelamente, si chiedono coalizioni nazionali per sviluppare nuove capacità prioritarie, come missili, cyber, droni e guerra elettronica, entro metà 2026.
Investimenti fuori scala
Dentro la Roadmap c’è un impegno enorme: 6.800 miliardi di euro entro il 2035 per la difesa europea, di cui metà destinati a capacità operative. Le risorse dovranno arrivare dai bilanci nazionali – con stanziamenti fino a cento volte superiori rispetto ai fondi UE – per sostenere la prontezza militare entro il 2030.
Un’Europa che compra insieme
La Roadmap punta a coordinare gli acquisti: l’obiettivo è che entro il 2027 il 40% degli armamenti venga acquistato con modalità congiunte, riducendo la dipendenza da fornitori esterni e potenziando il mercato della difesa europea.
Ungheria, Francia e i nodi sul percorso
Non mancano i dubbi. La Francia ha espresso perplessità, l’Ungheria resta cauta. Ma Bruxelles insiste: è la deterrenza che garantisce la pace. Con Mosca che già dedica oltre il 7% del Pil alla difesa, l’Ue vuole evitare di trovarsi impreparata. Nel frattempo, i bilanci difensivi europei sono già cresciuti sensibilmente: da 218 miliardi nel 2021 a 343 nel 2024, con previsioni superiori ai 390 nel 2025.