
L’ultraliberista di destra Javier Milei è il nuovo presidente eletto dell’Argentina. Ha vinto ottenendo il 56 per cento delle preferenze il ballottaggio contro il candidato peronista progressista Sergio Massa (44,04 per cento), in un’elezione storica e cruciale per il Paese sudamericano.
“Oggi inizia la fine della decadenza argentina. Iniziamo la ricostruzione e a voltare la pagina della nostra storia. Riprendiamo il cammino che non avremmo mai dovuto perdere. Finisce il modello dello Stato che impoverisce e benedice solo alcuni mentre la maggioranza soffre. È una notte storica, torniamo ad abbracciare l’idea della libertà”, ha detto il nuovo capo dello Stato nel suo primo discorso.
Milei assumerà il suo mandato il 10 dicembre, nel giorno del quarantesimo anniversario della democrazia dall’ultima dittatura militare. “La situazione è drammatica, non c’è spazio per la gradualità, per le mezze misure”, ha indicato il vincitore, elencando l’inflazione, la povertà, la miseria e l’insicurezza come le sfide più urgenti. “L'Argentina ha un futuro ed è liberale”, ha poi osservato promettendo che, tra 35 anni, il Paese sarà “una potenza mondiale”.
Al momento, l’Argentina è invece allo sbando con un’economia a pezzi. Il quadro macro-finanziario è disastroso: inflazione al 140 per cento, riserve della Banca centrale azzerate, classe media in via di estinzione, il peso (la moneta argentina) in caduta libera rispetto al dollaro. Problemi che secondo l’anarco capitalista Milei possono essere superati applicando le sue ricette: fine della sovranità monetaria, con immediata dollarizzazione dell’economia e adozione del biglietto verde come moneta nazionale, l’abolizione della Banca centrale, oltre che della sanità pubblica e della scuola pubblica.
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