Da ‘macchina acchiappavoti’ a grande perdente. La parabola di Boris Johnson

Il governo perde alcune pedine chiave, ma il premier britannico non ha alcuna intenzione di dimettersi

Da ‘macchina acchiappavoti’ a grande perdente. La parabola di Boris Johnson
Boris Johnson, premier britannico dal 2019

Una raffica di dimissioni mette a rischio il governo di Boris Johnson. Il 6 luglio il sottosegretario per l’infanzia e la famiglia, Will Quince, e Laura Trott, assistente del segretario di stato ai trasporti, si sono dimessi ritenendo che la fiducia fosse “persa”.

Il 5 luglio erano stati il ministro della Salute Sajid Javid e il ministro delle Finanze Rishi Sunak ad annunciare le loro dimissioni a pochi minuti l’uno dall’altro. Entrambi hanno messo in dubbio le capacità del primo ministro di amministrare il paese e assicurare l’interesse nazionale dopo una serie di scandali.

Il premier britannico Boris Johnson intende “resistere” e non vuole dimettersi: lo ha fatto capire chiaramente durante il “Question Time” a Westminster chiamando in causa la guerra in Ucraina. “Chiaramente mi dimetterei se ci fossero circostanze nelle quali sentissi che è impossibile per il governo andare avanti per assolvere il mandato. Ma francamente il compito di un premier in circostanze difficili è portare avanti il mandato che gli è stato dato”, ha detto Johnson.

Per lui si tratta in realtà di una caduta verticale. E pensare che nel 2019 aveva trionfato alle urne. Poi Il premier era stato contestato all’inizio della pandemia per la gestione caotica della crisi sanitaria, ma si era riconquistato l’immagine di vincente con il successo del programma di vaccinazione di massa. Il Regno Unito era stato il primo paese ad approvare e utilizzare il vaccino e ad allestire in tempi rapidi centri di vaccinazione su tutto il territorio.

A lungo considerato una macchina acchiappavoti, la carta vincente del Partito, ora Johnson è visto come un problema per i Tories e un grande perdente. Johnson sostiene che deve andare avanti per gestire i veri problemi dei britannici, che sono l’aumento del costo della vita, l’impennata dell’inflazione e il rallentamento dell’economia. I suoi critici, anche all’interno del Partito, ritengono invece che un premier sotto assedio che ha perso ogni credibilità può solo difendersi dalle accuse e non è in grado di governare. Si vedrà nei prossimi giorni, forse nelle prossime ore.

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