
In cerca di rilancio e centralità, Giorgia Meloni approda al vertice della Comunità Politica Europea a Tirana. Dopo giorni di voci su una presunta emarginazione da parte della Germania (smentita, seppur in ritardo, da Berlino), la premier si guadagna una “foto riparatrice” con Zelensky, von der Leyen e Tusk. E il premier albanese Edi Rama non perde l’occasione di incoronarla come “protettrice dell’Albania”.
Lo strappo con i Volenterosi e il gelo con Macron
Ma la vera notizia arriva quando Meloni non compare al tavolo ristretto dei “Volenterosi”, capitanato da Macron e Zelensky, che discute di un possibile invio di truppe in Ucraina. La premier spiega l’assenza con una motivazione netta: “L’Italia ha già detto no alle truppe. Non avrebbe senso sedersi a un tavolo con quell’obiettivo”. Ma Macron la smentisce pubblicamente: “Non abbiamo parlato di truppe, ma di cessate il fuoco. Di false informazioni bastano quelle russe”. L’attrito è servito.
Meloni cambia registro: da sovranista a europeista?
Nel suo intervento ufficiale, la presidente del Consiglio sembra voler voltare pagina. Parla di “Europa come casa comune” e rilancia la centralità dell’Ucraina come “baluardo della libertà”. Una svolta di tono che sorprende chi ricorda la Meloni euroscettica di pochi anni fa. E che arriva dopo un periodo in cui, tra ambiguità su Trump e gaffe su Kiev, la credibilità internazionale dell’Italia sembrava vacillare.
Oltre la polemica: il piano per rientrare nei giochi
La premier tenta ora di ricucire i rapporti con l’asse franco-tedesco. L’incontro previsto con il tedesco Merz e l’arrivo dei grandi leader a Roma per l’intronizzazione del nuovo Papa Leone XIV offrono l’occasione per ricalibrare l’agenda. Palazzo Chigi sogna il “colpo grosso”: un incontro a tre con il Pontefice e Zelensky. Improbabile, ma simbolicamente potente.
Tra esclusioni e rilanci, l’Italia cammina sul filo
Fuori dal vertice dei “Volenterosi”, accusata di ambiguità sull’Ucraina e in cerca di un nuovo protagonismo in Europa, Giorgia Meloni cerca di ricollocare l’Italia nel cuore della diplomazia europea. Ma il tempo stringe, e l’equilibrismo tra politica interna, alleanze internazionali e ambizioni geopolitiche si fa ogni giorno più delicato.