
Un anno fa sembravano inseparabili, ora si lanciano fendenti pubblici. Donald Trump ha scaricato Elon Musk in diretta dallo Studio Ovale, dichiarandosi “deluso”.
La risposta del patron di Tesla non si è fatta attendere: lo ha definito “ingrato” e ha rivendicato un ruolo decisivo nella sua vittoria elettorale. Il duello digitale ha avuto un effetto immediato: le azioni Tesla sono crollate dell’8%, bruciando circa 100 miliardi di dollari in poche ore.
Musk ha rilanciato pesante: “Trump è nei file di Epstein, è per questo che non vengono resi pubblici”. Una dichiarazione esplosiva che ha infiammato i social e messo sotto pressione la Casa Bianca.
Intanto, l’ex alleato denuncia di essere stato cacciato dal governo, mentre Trump ribatte che Musk “è impazzito”.
La miccia che ha fatto esplodere la lite sarebbe il “Big Beautiful Bill”, la legge di spesa repubblicana. Musk accusa l’amministrazione di avere nascosto contenuti chiave del provvedimento, mentre Trump afferma che l’imprenditore ne era perfettamente a conoscenza.
Sullo sfondo, il taglio agli incentivi per le auto elettriche e il no alla nomina dell’uomo di Musk alla guida della Nasa. Un mix di interessi industriali e scelte politiche.
Tra uno scontro e l’altro, Musk ha lanciato un sondaggio virale su X: “È ora di creare un nuovo partito politico in America che rappresenti l’80% della popolazione?”. In meno di un’ora, l’84% dei 300 mila votanti ha detto sì. Un segnale forte in vista delle presidenziali, e un chiaro messaggio a Trump.
Elon Musk aveva puntato forte su Trump: endorsement, 277 milioni spesi in campagna, e il ruolo chiave nel “Dipartimento per l’Efficienza governativa”. Ma l’idillio tra i due sembra ormai solo un ricordo.