Quello dell’Italia è un lento addio al nucleare

Sogin, società controllata dal Tesoro, procede con l’attività di smantellamento delle vecchie centrali, ma c’è grossa incertezza sul destino dello scorie

Un addio al nucleare molto lento

L’addio al nucleare italiano è un processo lento. Sogin, la società controllata dal Tesoro con un utile lordo intorno ai 5 milioni di euro, sta smantellando le vecchie centrali ma c’è ancora incertezza sul deposito nazionale delle scorie radioattive.

La Carta delle zone potenzialmente idonee (Cnapi) è pronta da due anni ma il ministero dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente non l’ha ancora resa nota. “Cogliamo l’occasione per invitare la politica a procedere. Nel momento in cui dovesse arrivare il nulla osta partiremmo subito, servono due anni dalla pubblicazione della Cnapi per individuare il territorio – ha spiegato l’ad Sogin Luca Desiata – siamo al limite per rispettare la data del 2025”.

Il combustibile delle vecchie centrali è stato mandato in Francia e in Inghilterra per essere lavorato (costo 1,7 miliardi) ma tra 6 anni, se non sarà stato individuato un luogo per ospitarlo, l’Italia sarà costretta a pagare il suo mantenimento in un paese estero.

Evidentemente con le elezioni europee alle porte difficilmente la Cnapi sarà resa pubblica a breve. Qualcos’altro, invece, potrebbe avvenire con maggiore probabilità. A primavera, inoltre, il cda (a cominciare dall’ad Desiata e dal presidente Marco Ricotti) sono in scadenza. 

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